Nessuna cortina di ferro: la guerra fredda non si scaldò
Stati Uniti e Unione Sovietica trovano un modus vivendi nel secondo dopoguerra. Carteggio immaginario di un diplomatico.
Caro Giorgio,
Alla fine ho potuto consultare il documento, ed è persino più incredibile di quello che avevo immaginato.
George Kennan era un diplomatico di carriera che nel 1946 lavorava da due anni presso la nostra ambasciata a Mosca. Era bravo, conosceva e capiva molto bene i russi, certamente li conosceva e li capiva molto meglio di Roosevelt. Aveva tentato spesso di avvisare i suoi superiori sulla natura e sugli obiettivi della politica sovietica, compilando numerosi rapporti non richiesti che però erano stati sistematicamente ignorati, perché la linea era quella di cestinare tutto ciò che avrebbe potuto entrare in conflitto con le richieste sovietiche.
Chissà come sarebbero andate le cose se quel Kennan avesse trovato ascolto, se fosse riuscito a convincere qualcuno, ai piani alti del Dipartimento di Stato, del fatto che l’Unione Sovietica non poteva essere un partner con il quale trattare e andar d’accordo sulla base di un leale rapporto di fiducia, ma un nuovo nemico da fronteggiare un istante dopo aver vinto la guerra nella quale lo avevamo usato come alleato.
Se lo avessero ascoltato, chissà che piega avrebbe preso la nostra storia di americani, ma soprattutto la vostra storia europea.
Ricorderai che nel febbraio del 1946 Truman era da poco succeduto a FDR. A quel punto qualcuno ai vertici del Dipartimento di Stato ritenne di fare un bel tagliando alla linea di politica estera per capire sino a che punto essa andasse modificata. Il Segretario di Stato, James Byrnes, chiese un aggiornamento alla nostra ambasciata a Mosca, principalmente una richiesta di analisi dei recenti discorsi di Stalin.
Il caso volle che in quel momento l'ambasciatore si trovasse in missione e così Kennan, nonostante in quei giorni fosse a letto malato, vide in questo l’occasione della sua vita, e si mise a scrivere lui, di getto, un rapporto enciclopedico, apparentemente con l’intenzione di inviarlo sottoforma di telegramma. Sarebbe stato stranamente lungo come telegramma (quasi cinquecento parole!), ma proprio per questo avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.
E invece, prima che Kennan lo avesse inviato, il suo capo rientrò anticipatamente a Mosca. Volle rispondere lui a Byrnes, e lo fece inviando un altro rapporto, del tutto ininfluente.
Eccolo qui il documento che ti dicevo: è la bozza del telegramma mai inviato da Kennan. È sconvolgente.
Siamo alle prese con una forza politica votata con fanatismo alla convinzione che con gli Stati Uniti non ci possa essere un modus vivendi permanente, che sia desiderabile e necessario che l'armonia interna della nostra società sia sconvolta, il nostro modo di vivere tradizionale sia distrutto, l'autorità internazionale del nostro stato spezzato, se si vuole assicurare il potere sovietico….
E ancora:
Se li confrontiamo con il mondo occidentale nel suo insieme, i sovietici sono ancora di gran lunga la forza più debole. Pertanto, il loro successo dipenderà davvero dal grado di coesione, fermezza e vigore che il mondo occidentale può conseguire. E questo è un fattore che è in nostro potere influenzare.
E quindi:
Molti popoli stranieri, almeno in Europa, sono stanchi e spaventati dalle esperienze del passato, e sono meno interessati alla libertà astratta che alla sicurezza. Cercano una guida piuttosto che responsabilità. Dobbiamo essere più bravi dei russi a dargliela. Se non lo facciamo noi, i russi lo faranno sicuramente.
Se quel messaggio fosse stato recapitato – e avesse trovato ascolto – probabilmente la politica dell’Amministrazione Truman sarebbe stata molto, molto diversa da quella dell’amministrazione Roosevelt.
Mi immagino uno scenario nel quale le mire espansionistiche dell’Unione Sovietica sarebbero state contrastate, non assecondate; e Stalin non sarebbe riuscito a portare la Germania sotto la sfera di influenza di Mosca. O almeno, non completamente.
Pensa: avremmo avuto una Berlino non sovietica, e una Vienna non sovietica; e anche il Belgio si sarebbe sottratto alla morsa della “sfera di influenza” di Mosca, anziché sottostare alla violenza e all’umiliazione della cosiddetta Primavera di Bruxelles.
Magari chissà, persino Finlandia, Svezia e Norvegia si sarebbero sottratte alla morsa sovietica.
Avremmo dovuto fare come diceva Kennan: il dopoguerra avrebbe dovuto essere concepito e preparato, da noi americani, non come una fase di disimpegno, ma come una nuova guerra, una guerra anomala però, da combattere non solo e non tanto con l’impegno militare, ma anche e soprattutto con la creazione in Europa di una vasta area unificata all’insegna della stabilità e della prosperità.
Giorgio, io sono convinto che se quel telegramma fosse arrivato nelle mani giuste, il discorso che Churchill, reduce dalla sua ultima sconfitta elettorale, tenne appena un mese dopo nel piccolo college presbiteriano di Fulton, in Missouri. Un discorso che venne snobbato e che oggi ben pochi ricordano, e che invece forse se il telegramma di Kennan avesse aperto un po’ fi occhi, sarebbe stato preso in ben altra considerazione:
Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi Stati dell'Europa Centrale e Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera Sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell'altro, non solo all'influenza Sovietica ma anche a un'altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo da Mosca.
Quel discorso, come sai, cadde nel vuoto; e così finirono sotto la “sfera sovietica” non solo Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia, ma anche Vienna, Salisburgo, Bruxelles, Stoccolma e, più a Sud, Trieste.
Se quel discorso di Churchill fosse stato preceduto dal telegramma di Kennan, forse sarebbe stato ascoltato con orecchi diversi; e a quel punto nulla mi toglie dalla testa che a sua volta il discorso di Churchill avrebbe, di rimando, dato ulteriore credibilità proprio alla intuizione di Kennan, che a quel punto sarebbe stato chiamato qui a Washington, e avrebbe lavorato alla architettura di una nuova politica estera molto più lucida di quella che Truman aveva ereditato da Roosevelt.
Magari da lì avremmo avuto tutto un riassetto del nostro apparata di politica estera, e sarebbe divenuto Segretario di Stato un personaggio che condivideva quel tipo di visione. Ad esempio quel John Foster Dulles che nel gennaio del 1942 sulla rivista Fortune aveva lanciato l’idea di una unificazione federale dell’intera Europa:
Da un punto di vista strettamente egoista ogni programma di pace americano deve mirare a una federazione per l’Europa continentale. Dal punto di vista dei popoli interessati difficilmente essi possono sopravvivere a meno che le loro risorse non possano essere coordinate per trarne il massimo del godimento pacifico.
Ecco cosa sarebbe servito per non darla vinta ai russi: una federazione per l’Europa continentale. Non la piccola ridotta della Unione Atlantica (Regno Unito, Francia, Olanda, Spagna e poco altro…), tardiva reazione all’Unione delle Repubbliche Popolari Europee sponsorizzata da Mosca.
Un’amministrazione Truman “illuminata” dalle intuizioni di Kennan avrebbe potuto lavorare a questo. Anziché lasciare i popoli europei inermi davanti alle minacciose offerte di “protezione” avanzate da Stalin, avrebbe potuto farsi promotrice essa stessa di un piano di aiuti di ricostruzione postbellica che da un lato facesse sentire gli europei forti di un immediato e tangibile benessere, e dall’altro condizionasse l’accesso agli aiuti a un impegno molto serio e concreto a federarsi, a unirsi, a creare un blocco che sarebbe servito a noi come fortezza e diga per arginare i sovietici.
Certo, i partiti comunisti europei si sarebbero opposti; ma nel farlo avrebbero rivelato di essere contrari al benessere, e così facendo avrebbero perso consensi. E questo li avrebbe relegati all’opposizione per decenni, anziché vederli governare come succursali di Mosca, come è accaduto da voi lì in Italia.
Lo so, la storia non si fa con i se, amico mio.
Cerchiamo almeno di ricordarcene la prossima volta.
Buon Natale.
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