Come si è arrivati a questa polarizzazione politica?
È da quarant'anni che i due grandi partiti si stanno allontanando verso le ali estreme. Trump è colui che ha sfruttato questo processo, ma non ne è stato il creatore.
In Italia siamo molto più abituati a confrontarci e a convivere con la polarizzazione politica. In un sistema multipartitico come il nostro c’è sempre stato uno scontro tra due opposte fazioni: democristiani vs comunisti, Berlusconi vs comunisti, berlusconiani vs antiberlusconiani, solo per citare le più note.
L’America, invece, è nuova a questo tipo di polarizzazione che è esplosa nella politica, ma nasce dalla società. In un processo iniziato ormai da quarant’anni, possiamo oggi notare come questa estrema contrapposizione politica si stia riversando nella vita sociale quotidiana degli americani. Non parliamo, in questo caso, di quel blocco di elettori indipendenti indicati spesso come ago della bilancia per le elezioni, ma piuttosto degli elettori fidelizzati dei due partiti, quelli più attivi e combattenti.
La storia degli Stati Uniti è sempre stata contrassegnata da una politica bipartisan e si è sempre giocata “al centro”. Non solo come regione politica, ovvero quella dei moderati, ma inteso come incontro tra i due grandi partiti. Questa tradizione risale alla fondazione del Partito Democratico e del Partito Repubblicano: nascono dallo stesso nucleo fondativo. Sono entrambi figli di quel Partito Repubblicano-Democratico di Thomas Jefferson, che ha governato la nazione per trent’anni con ben quattro presidenti di fila: Jefferson, Madison, Monroe, Adams. Non emergono da due poli opposti per poi avvicinarsi al centro, semmai compiono il procedimento inverso: nascono insieme per distanziarsi un po', distanza che da quarant’anni si è fatta sempre maggiore.
Nel campo del GOP risale agli anni Ottanta e alla presidenza Reagan il tentativo di fissare la nuova ideologia conservatrice. Vengono messi in posizioni strategiche veri e propri intellettuali che hanno modellato e stabilito i valori e il programma del Partito Repubblicano. Il problema, sostiene Hemmer, è che una volta uscito Reagan dalla Casa Bianca, i conservatori si sono allontanati sempre di più da quei valori, abbandonando persino l’ottimismo reaganiano in merito all’America per abbracciare una visione più pessimista e arrabbiata. Gli stessi dirigenti di entrambi i partiti si sono spostati sempre più verso destra o sinistra, in una linea che collega il Tea Party (2008) a Trump e Occupy Wall Street (2011) a Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez. Va anche aggiunto che la pratica del gerrymandering, sempre più esasperata, ha contribuito a rendere più omogenei i distretti elettorali dove vengono eletti i membri del Congresso.
La polarizzazione politica si sta manifestando esplicitamente nel campo del Partito Repubblicano. Da anni la popolazione bianca cala a discapito dell’aumento delle minoranze, in particolare latinos e afroamericani, che si prevede possano diventare la maggioranza nel giro di pochi decenni. Nel terzo millennio americano, dunque, si è fatta strada la paura e «la bassissima fiducia nei confronti del governo, insieme a un sentimento di rabbia e frustrazione, tutti elementi particolarmente concentrati tra l’elettorato bianco, anziano e repubblicano» (D. Policastro). Diminuisce notevolmente la fiducia nei singoli personaggi politici mentre aumenta l’apprezzamento per il cosiddetto “uomo della strada”. Nel 2016, il 55% degli elettori sostiene che questa figura avrebbe fatto un lavoro migliore del proprio rappresentante eletto. Il dato sale al 68% tra i repubblicani. Tra gli elettori del GOP si fa strada questa voglia di un uomo forte e lontano dall’establishment politico, una figura che potenzialmente non è preparata politicamente come chi fa il politico di mestiere e che dunque sfrutterà la polarizzazione per raccogliere voti alle urne.
Il 2016 è l’anno dell’impennata di questo fenomeno politico. Arriva Donald Trump che raccoglie questa paura diffusa e sfrutta argomenti fortemente divisivi per raggiungere la Casa Bianca. Gli anni precedenti sono stati segnati dai birthers – coloro che sostenevano che Obama non fosse americano – e dall’opposizione a un presidente come Obama, che sfociò in tesi e affermazioni assurde. Prendiamo come esempio un celebre video nel quale una signora anziana si rivolge a McCain, candidato alla presidenza per il GOP nel 2008. Con il microfono in mano si prende la libertà di attaccare senza mezze parole Obama, finché non interviene McCain, eroe di guerra e signore della politica, come forse non ci sono più al giorno d’oggi. In questo clima emerge appunto Trump, che si presenta come un leader forte e un patriota che si sacrifica e scende nell’agone politico per risollevare le sorti della sua nazione. Un personaggio a dir poco fuori dagli schemi ed esuberante. Uno così o lo ami o lo odi. Non è certo uno che si siede al tavolo con gli avversari per trattare, anzi, se possibile, si allontana ancora di più.
Trump è andato verso destra per cercare nuovi voti e nuovi elettori per il Partito Repubblicano. Proprio quel blocco oggi è la base del tycoon e quindi del GOP. Nonostante si parli molto delle fazioni che compongono il partito, è evidente che il gruppo MAGA controlla e terrorizza i rossi al Congresso e a qualsiasi livello di elezione. È recente la notizia (riportata da POLITICO) che ventuno membri del Congresso hanno annunciato il loro addio alla carica. Se per alcuni il motivo è il pensionamento o la corsa alla carica di governatore, per molti di questi abbandonano per il clima creato dai sostenitori di Trump al Congresso.