Come funzionano le tribù native americane
Le tribù native americane hanno regole specifiche nel rapporto con il governo federale statunitense e con i 35 Stati in cui risiedono
Prima che gli europei entrassero in contatto con l’America continentale per la prima volta, si stima che in Nord America ci fosse un numero di persone indigene compreso tra 1,5 e 20 milioni. Alla fine dell’Ottocento il numero di persone indigene in Nord America scese sotto le 250.000, salvo poi riprendere a crescere fino a 5,2 milioni nel 2010. Oggi le persone indigene fanno parte di un sistema complesso e stratificato che rivela una lunga storia di negoziazioni e conflitti, prima di vedersi riconosciuta l’autonomia desiderata.
Le nazioni tribali – così vengono identificate e riconosciute legalmente dal governo federale statunitense – presenti sul territorio americano sono 574 e i loro territori, se messi insieme, rappresenterebbero il quarto Stato per grandezza degli Stati Uniti. Queste nazioni tribali hanno un rapporto speciale con il governo statunitense, dato che sono presenti in trentacinque dei cinquanta Stati del Paese, e chiunque sia cittadino di una nazione tribale è allo stesso tempo anche un cittadino degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiede. Il rapporto tra le nazioni tribali e il governo statale e federale è quindi delicato, e i 370 trattati firmati tra il 1778 e il 1871 ne sono una prova. Questi trattati rappresentano un riconoscimento e uno scambio di certi diritti, non una concessione dei diritti stessi, dato che i governi tribali e le loro persone li possedevano già. Tra i temi più importanti dei trattati ci sono la garanzia di pace; una disposizione relativa ai confini; i diritti di caccia e di pesca tra governo federale, Stati e nazioni tribali; il riconoscimento da parte delle nazioni tribali dell’autorità degli Stati Uniti; la protezione delle nazioni tribali da parte degli Stati Uniti. Questi trattati non hanno mai avuto una data di termine, ma i provvedimenti non sono mai stati finanziati adeguatamente dal governo federale statunitense.
La relazione di fiducia costituisce una delle dottrine più importanti del sistema legislativo federale indiano e prevede che il governo federale statunitense si obblighi a proteggere le risorse, le terre e l’autonomia tribale. La Corte Suprema statunitense stessa ha definito questa responsabilità di fiducia come «un obbligo morale della più nobile responsabilità e fiducia» (Seminole Nation v. United States, 1942). Lo Snyder Act del 1921 è un atto che constata la responsabilità di fiducia tra gli Stati Uniti e le nazioni tribali, stabilendo che l’Ufficio degli Affari Indiani, sotto la supervisione del Segretario dell’Interno, gestisca e spenda i soldi che il Congresso statunitense, di tanto in tanto, destina alle popolazioni dei nativi americani per istruzione, sanità, sviluppo economico e altri temi.
Le nazioni tribali hanno il potere di governare la terra e i cittadini dentro i loro confini, scegliere le proprie modalità di governo e mettere in atto leggi tra i dipartimenti di polizia e le nazioni tribali stesse. Inoltre, i governi tribali sono responsabili dell’istruzione e del sistema legislativo e tributario all’interno dei confini tribali. L’autogoverno è essenziale per continuare a proteggere la cultura identitaria dei nativi americani e per la scelta dei loro leader, che avviene in diverse modalità. Alcuni gruppi utilizzano un processo elettivo, dove i membri della comunità votano per eleggere un consiglio di governo secondo quanto stabilito nella loro stessa costituzione. In altri casi, invece, è mantenuto un approccio più tradizionale, affidando agli anziani il compito di selezionare i propri leader: un metodo che affonda le radici nelle antiche pratiche culturali. Generalmente, ogni nazione tribale ha un leader riconosciuto – che può essere chiamato presidente, capo o governatore – che detiene l’autorità di rappresentare la comunità nei rapporti con il governo federale. Un momento cruciale nella strutturazione di questi governi tribali è stata l’approvazione dell’Indian Reorganization Act nel 1934. Questa legge ha fornito un quadro formale attraverso cui molte nazioni indigene hanno potuto organizzare i loro sistemi di governo, con il Segretario degli Interni che ha il compito di approvare le loro costituzioni e successivi emendamenti.
La tassazione è uno dei punti più interessanti da osservare nelle popolazioni dei nativi americani: i nativi americani pagano infatti le tasse federali come tutti gli altri cittadini statunitensi – a meno che non ci fosse un trattato firmato tra nazione tribale e governo statunitense che prevedesse il contrario – ma non possono venire direttamente tassati dai singoli Stati. Le nazioni tribali sono le sole a poter richiedere direttamente il pagamento delle tasse “statali” ai propri cittadini nativi dentro ai propri confini: alcuni Stati riescono però a imporsi sulle nazioni tribali e far pagare loro le tasse su attività commerciali statunitensi nei confini tribali, dando luogo a una doppia tassazione che affligge ulteriormente un sistema economico già limitato come quello delle tribù. L’economia delle nazioni tribali è prevalentemente incentrata sull’istruzione, sulla sanità e sui servizi per la comunità: un terzo delle persone native lavora infatti in questi settori. Un settore molto presente all’interno dei confini delle nazioni tribali è anche quello del gioco d’azzardo, organizzato in piccole imprese, con incassi che superano le decine di milioni di dollari. Il modello delle nazioni tribali ha rappresentato e rappresenta tuttora un sistema comunitario che è riuscito, nonostante tutto, a rimanere presente all’interno del continente americano con un grande senso di resilienza: dopo circa centocinquant’anni le persone native sono tornate a essere molto più numerose e sono riuscite a integrarsi adeguatamente con un sistema economico che cambia sempre più velocemente e che persegue obiettivi molto diversi da quelli socio-culturali a cui sono abituati i nativi.