Celebrity e religione: una storia americana
L'oscuro ma affascinante mondo delle megachurches, tra scandali e personaggi dello spettacolo.
Nelle ultime settimane la discussione sull’influenza della religione nella cultura americana è diventata sempre più accesa: tra le dichiarazioni controverse della Repubblicana Lauren Boebert sul suo «essere stanca della separazione fra Stato e chiesa» e l’influenza della religione sulla decisione Dobbs, che ha ribaltato Roe v. Wade, il discorso è ancora più aperto nel Paese che contiene una grande pluralità di fedi, ma che resta comunque ancorato alla cultura cristiana protestante.
Le denominazioni del cristianesimo in America sono infatti tantissime, che si tratti del luteranesimo di matrice nordeuropea o di fenomeni tipicamente americani come la chiesa mormone; una delle più discussione degli ultimi anni è quella che fa riferimento alla chiesa evangelica, che è stata spesso al centro di accesi dibattiti per quanto riguarda le sue posizioni sull’omosessualità, l’aborto e altri temi di estrema attualità.
È importante sottolineare come la dicitura “chiesa evangelica” in realtà non sia di per sé significativa: mancando di una struttura esecutiva centrale non è un fenomeno assimilabile a chiese come quella cattolica o ortodossa, che nonostante le differenze territoriali fanno comunque parte di una rete più ampia.
Uno dei fenomeni più in vista delle comunità evangeliche è quello delle c.d. megachurches, caratterizzato da un alto numero di fedeli e da rituali ecclesiastici trasmessi in televisione, come si trattasse di festival musicali. L’eccentricità di questo tipo di culto è particolarmente sentita in Europa, dove, nonostante svariati tentativi da parte delle chiese stesse, non ha mai preso piede né goduto della popolarità che gode negli Stati Uniti.
Lo spettacolo che si accompagna a questi eventi televisivi è infatti, nella sua quintessenza, un fenomeno puramente americano: nel Paese di Hollywood e della celebrity culture è molto facile applicare gli stessi canoni visivi ed estetici a concetti religiosi, in modo particolare per renderli più attraenti a un vasto pubblico e trasformarli in eventi sempre più partecipati.
Un’altra caratteristica tipicamente americana è anche legata all’aspetto degli sponsor commerciali, in tutto e per tutto simili ai tornei sportivi e alle pubblicità multimilionarie pagate dalle aziende durante il Superbowl.
Nell’epoca dei social media, tutto questo ha risonanze anche virtuali: l’hashtag #christiantok è fra i più visti, contando quasi un miliardo di visualizzazioni. Scorrendo il feed di TikTok si possono vedere infatti persone di tutte le età partecipare a questi eventi che puntano, attraverso la spettacolarizzazione della fede, ad attirare sempre più nuovi fedeli, soprattutto a seguito della pandemia,in cui comunque molte di queste chiese si sono opposte alle restrizioni statali, continuando a celebrare messe sempre più partecipate e senza alcun tipo di controlli.
L’interrogativo che vale la pena porsi è sull’effettivo potere di questo tipo di chiese: spesso vengono infatti travolte da scandali di corruzione o di bancarotta fraudolenta, rivelando così una poca liquidità e un uso improprio di fondi dei fedeli. Non sono infatti da sottovalutare gli enormi costi di mantenimento di strutture del genere, oltre ai problemi di natura legale che spesso le mettono contro le autorità statali, spesso per scandali sessuali all’interno delle organizzazioni.
Il potere di queste chiese, è, infatti, non solo relativo alla vita dei fedeli che le frequentano e le finanziano: è legato anche all’enorme pubblicità di cui godono grazie ai loro sponsor, che siano aziende o persone famose, come cestisti dell’NBA o personaggi dello show business, e ai legami con la politica locale. Più del 70% di queste chiese è infatti localizzato nel sud degli Stati Uniti e gode del forte appoggio dei politici repubblicani; molte di loro, ad esempio, si sono impegnate per le campagne elettorali di Donald Trump. Come già accennato, molte di queste chiese si sono poste in forte contrapposizione a qualsiasi tipo di restrizione legata alla pandemia, e hanno potuto continuare nelle loro attività e nel proselitismo, con risultati spesso devastanti per le comunità coinvolte.
L’anello di congiunzione fra la politica e la religione negli Stati Uniti è relativo non solo alle attività economiche, ma anche all’influenza e al potere culturale di cui godono, soprattutto su temi come l’aborto e l’omosessualità: molte di queste chiese finanziano campagne di candidati antiabortisti e contrari al matrimonio ugualitario, ma anche una serie di attività più controverse, come la terapia di conversione e curano rapporti con organizzazioni antiabortiste particolarmente violente che minacciano medici, infermieri e anestesisti.
Questo tipo di influenza è destinata ad aumentare nel momento in cui negli Stati Uniti si sta affermando una radicalizzazione sempre più crescente fra i progressisti e i conservatori, che conoscono appunto la potenzialità del mezzo delle megachurches e sono pronti a impiegarlo in ogni modo per avanzare la loro agenda politica, che sia tramite il consumismo, lo spettacolo o il potere economico.
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