

Discover more from Jefferson - Lettere sull'America
Cartelle vuote: il calo demografico della valle del silicio
Cosa ci dice il crollo della popolazione della culla dell'innovazione tecnologica statunitense.
La prima parte della storia l’avrete sentita dozzine di volte. La favola dei due giovani neolaureati in ingegneria elettrica nella università di Stanford, William Hewlett e David Packard, che nel 1939, nell’oggi mitico garage in affitto a Palo Alto, un paesino nella Baia di San Francisco, mettono in piedi pionieristicamente la prima moderna startup. Una piccola, ma innovativa società di produzione di componenti elettroniche destinata a divenire la multinazionale che conosciamo come HP, ma anche la primissima scintilla dalla quale avrebbe preso inizio la trasformazione della pianura a Sud di San Francisco, che sino ad allora non aveva prodotto altro che noci e albicocche, nell’epicentro mondiale della computer society.
Forse però vi è meno noto il capitolo più recente di quella storia: nel febbraio di quest’anno la HPE, cioè il ramo principale della HP (scorporato dalla HP Inc. che produce solo hardware, PC e stampanti) ha annunciato che prima dell’estate lascerà la Silicon Valley per trasferire il proprio quartier generale mondiale a Houston, in Texas.
È solo l’ennesimo di una serie impressionante di migrazioni, tutte simili: Tesla ormai è ufficialmente trasferita a Austin, dove meno di un mese fa un euforico Elon Musk con tanto di cappello da cowboy nero ha inaugurato la nuova mega fabbrica soprannominata Giga Texas; Intel, il principale produttore americano di microchip, pur mantenendo (per ora) la propria sede a San Francisco ha annunciato di voler spostare la produzione a Columbus, in Ohio, dove costruirà un colossale stabilimento su un terreno di un migliaio di acri, investendo 20 miliardi di dollari; altrettanto ha annunciato di voler fare AirBnB che, ferma restando la sede californiana, è però in procinto di realizzare il proprio Tecnical Hub ad Atlanta, in Georgia; mentre la Palantir, azienda leader nel settore dell’analisi dei big data, ha trasferito la sua ammiraglia 8VC da Palo Alto a Denver, in Colorado; e da più di un anno voci ricorrenti danno in partenza anche la Oracle di Larry Ellison, il quale nel frattempo ha lasciato personalmente la Silicon Valley per prendere dimora alle Hawaii mentre Drew Houston, il CEO di Dropbox, da un annetto ha smesso di vivere nella Silicon Valley e ha traslocato – rieccoci – a Austin.
La spiegazione più condivisa indica la ragione di questo esodo nel costo folle degli immobili nella San Francisco Bay Area: «Come si può pensare che tu avvii una startup in un garage, se il garage costa milioni di dollari?» si è chesto Ajay Royan, il fondatore del fondo Mitrihil Capital.
Non si tratta solo del costo degli uffici e dei capannoni, ma anche di quello delle abitazioni. Un recente studio stima che oggi per ripagare l’acquisto di una casa in quella zona, una famiglia con reddito medio impiegherebbe dai 115 ai 167 anni. Gli ingegneri che lavorano nella Silicon Valley guadagnano circa il 50% in più rispetto ai loro colleghi che vivono e lavorano nelle “città normali”; ma il costo di una casa lì non è maggiore del 50% bensì del 200 o del 300%.
In America si usa dire che quando in un posto le cose non funzionano, la gente “vota con i piedi”: è andandosene che i residenti pronunciano la loro condanna da giuria popolare. Nel 2021 la Silicon Valley ha perso ben 40.000 residenti. In termini assoluti la sua popolazione complessiva è diminuita anziché aumentare, ed è la prima volta che accade da 12 anni a questa parte. Le persone che si sono trasferite lì sono 5.560, poco più di un terzo di quelle che lo avevano fatto nel 2020 e poco più di un quarto di quelle che lo avevano fatto nel 2019. La contea di Santa Clara, che è quella che “contiene” il grosso della Silicon Valley, ha visto la propria popolazione diminuire del 2,3%: l’esodo più repentino dopo quello registrato nella attigua contea di San Mateo (-3,2%).
Sono, del resto, dati completamente allineati con quelli complessivi dell’intero Stato della California, dal quale l’anno scorso le persone emigrate sono state ben 135.600 più di quelle immigrate. È una tendenza in atto ormai da parecchi anni, tant’è che quando a novembre si voterà alle elezioni di metà mandato per eleggere un nuovo Congresso, la California – come pure New York – avrà un seggio in meno alla Camera proprio a causa dell’affievolimento della sua consistenza demografica registrato nel 2020 nel censimento decennale che si fa dai tempi di Thomas Jefferson (mentre, viceversa, il Texas eleggerà due deputati in più, e la Florida uno, a causa della crescita della loro popolazione). Sempre in base all’ultimo censimento, il Texas è l’unico Stato ad avere tre città (Forth Worth, Austin e San Antonio) fra le dieci la cui popolazione è cresciuta di più nel 2020. La California, al contrario, è l'unico Stato ad averne tre fra le dieci nelle quali è cresciuta di meno: una è Los Angeles, un’altra è San Francisco, e la terza è San Jose, la cosiddetta capitale della Silicon Valley.
Può darsi che la notizia della morte della Silicon Valley sia come quella di Mark Twain, fortemente esagerata, ma forse non è eccessivo domandarsi che cosa ne sia di quello che era noto come uno dei massimi centri mondiali di innovazione, e che pure non ha saputo, o non ha voluto, trovare una soluzione. Se, come ha scritto Lawrence Wright, oggi il Texas deve decidere come diventare adulto, la California, e la Silicon Valley soprattutto, sembra chiamata a capire come invecchiare.
I carteggi di Jefferson sono e rimarranno sempre gratuiti. Se vuoi sostenere il lavoro della redazione…