Le folli montagne di H. P. Lovecraft
Sullo sfondo dell’inospitale terra antartica, tutte le certezze sulla nascita della vita sulla Terra sono messe in dubbio da creature mostruose e antichissime.
Ladies and gentlemen,
welcome aboard the Jefferson Bookplane, la rubrica di Jefferson sulla letteratura americana (ma restiamo umili).
Ossessivo. Affascinante. Criptico.
Sono questi gli aggettivi che vengono in mente leggendo “Le Montagne della Follia”, il romanzo di uno dei più grandi autori horror di sempre: Howard Phillips Lovecraft.
Da quel momento in poi, dieci di noi, ma in special modo io e lo studente Danforth, fummo costretti ad affrontare un mondo orrendamente vasto di orrori latenti, che nulla riuscirà mai a cancellare dalle nostre menti, e che avremmo voluto evitare di condividere con il genere umano se solo avessimo potuto.
P. 40
Considerato il padre della cosiddetta weird fiction, lo scrittore solitario di Providence (Rhode Island), nonché poeta e critico letterario, nato nel 1890 e morto nel 1937, ebbe un'infanzia molto difficile, segnata dalla morte in manicomio del padre e dall'atteggiamento iperprotettivo della madre. Ancora bambino, a soli dieci anni, manifestò i primi sintomi di esaurimento nervoso, un problema che si trascinerà dietro per tutta la vita.
Finalmente ci eravamo imbattuti in un avamposto del grande continente sconosciuto e del suo misterioso mondo di morte gelida!
P. 11
Pubblicato, non senza difficoltà, nel 1936, “Le Montagne della Follia” rappresenta perfettamente quella letteratura soprannaturale di cui Lovecraft è considerato il maestro. Un mondo polare e indecifrabile, creature mostruose che animano una città sconosciuta, ma esistente probabilmente da milioni di anni prima che si sviluppasse qualunque forma di vita sulla Terra.
Spedizione in Antartide
Le montagne lontane fluttuavano nell’aria come città incantate, e spesso tutto quel mondo bianco sembrava dissolversi in terre dorate, argentate e scarlatte, tipiche dei sogni dunsaniani, e avevano un aspetto avventuroso creato dalla magia del basso sole di mezzanotte.
P. 16
Il romanzo, considerato sotto molti aspetti come il più avventuroso dell’autore, racconta la storia di una spedizione di scienziati nelle terre inesplorate dell’Antartide e il suo drammatico esito, in un crescendo di suspense e orrore. Perché tra montagne ostili e vertiginose, grotte buie e minacciose, un sentimento ancestrale di terrore riecheggia martellante nel racconto del narratore e nel lettore che ne è testimone. Non c’è speranza all’orizzonte, né possibilità di riscatto, ciò che resta è un senso di inquietudine esasperante che conduce alla follia.
A colpire maggiormente è di certo l’abilità di Lovecraft nel costruire, più che una trama vera e propria, un’atmosfera sospesa e irreale che è, al tempo stesso, angosciante e in grado di risvegliare uno dei motori principali dell’uomo: la curiosità. In questo caso, l’autore riesce a cogliere e a descrivere quella curiosità malata, quasi morbosa, che lo spinge oltre i limiti di ciò che è razionale, lo costringe a mettersi in pericolo pur di scoprire la verità.
Più non riusciamo a comprendere cosa si celi dall’altra parte dell’abisso, più le suggestioni cui allude l’autore sono implicite, rarefatte quasi, più dobbiamo sapere.
Chi sono questi esseri mostruosi? Questi corpi di anfibi ibernati che non appartengono né al regno animale né a quello vegetale, congelati da milioni di anni e ritrovati dagli scienziati in uno stato di conservazione quasi perfetto? Ebbene, si tratta delle vestigia di una civiltà antichissima.
Malefica Cosmogonia
Costruito come il diario di viaggio del protagonista, il Professor William Dyer, geologo a capo della sfortunata spedizione, il romanzo si articola come una sorta di avvertimento che ha lo scopo di scoraggiare qualunque altro vano tentativo di esplorare questo luogo remoto e inospitale, animato da creature terrificanti che popolano vette capaci di provocare gravi allucinazioni.
Gli insoliti e inquietanti ritrovamenti e un’imminente e misteriosa tragedia metteranno infatti in dubbio tutte le certezze scientifiche sullo sviluppo della vita sulla Terra fino ad allora formulate e l’esistenza stessa dell’uomo.
Gli scienziati, testimoni di un martirio che non può che condurre soltanto agli inferi, restano come soggiogati dagli orrori che si trovano a dover fronteggiare.
La sola sensazione dell’antichità terrificante e della letale desolazione di quel posto erano sufficienti ad opprimere qualsiasi persona sensibile, e a questi elementi occorreva aggiungere il recente orrore inspiegabile provato all’accampamento, e le rivelazioni fin troppo immediate dischiuse dalle terribili sculture murali tutto intorno a noi.
P. 77
Esempio sopraffino di stile descrittivo, la prosa di Lovecraft dà ampio spazio a una paura che si propaga nel tempo e nello spazio, oltrepassando le pareti rocciose della città misteriosa. Una paura che si traduce in un linguaggio cupo, fatto di suoni acuti che esistevano ben prima del linguaggio umano e della parola, e che l'uomo non riesce a decifrare, in miasmi intollerabili e sconosciuti e in ferite deturpanti. Ciononostante, non si riesce a vedere, a toccare. Possiamo solo percepirne la potenza all’interno dei cunicoli, dietro gli ammassi di roccia crollati o sul fondo degli abissi glaciali.
Da predatore a preda in un fantasy scientifico
Poco meno di due settimane più tardi, lasciammo dietro di noi l’ultimo lembo di terra polare, e ringraziammo il cielo di essere finalmente al di fuori di quel regno stregato e maledetto dove la vita e la morte, lo spazio ed il tempo, avevano stretto un’alleanza nera e blasfema fin dalle epoche misteriose quando la materia per la prima volta si contorceva e strisciava sulla crosta ancora calda del pianeta.
P. 48
Sullo sfondo di questo paesaggio spettrale, gli stessi uomini che volevano analizzare i resti di una civiltà sconosciuta e anteriore al Cretaceo o all'Eocene diventano a loro volta prede, bottino di una specie terrificante che intende sezionarli senza pietà e campionarli, esattamente come avrebbero fatto gli scienziati.
Proprio la scienza assume un ruolo centrale all’interno della trama. Lovecraft è quasi maniacale nell’uso che fa del lessico scientifico ed estremamente tecnico di tutto quello che concerne la spedizione, dall’attrezzatura, alle ere geologiche, al paesaggio lunare al clima antartico. Un aspetto che, tuttavia, potrebbe un po’ appesantire il lettore moderno, ormai poco abituato alle lunghe e dettagliatissime descrizioni e alla mancanza di colpi di scena, così come all’assenza di una vera e propria evoluzione dei personaggi.
Nonostante questo, la tensione che l’autore riesce a creare spiega il perché sia diventato una leggenda, oltre che fonte di ispirazione per personaggi del calibro di Stephen King e Neil Gaiman, per fumetti e manga, giochi e videogiochi che fanno riferimento al suo mito dei Grandi Antichi, e addirittura per alcuni generi musicali come il rock psichedelico e il metal estremo.
Per questo Halloween, lasciatevi tentare dal delirio polare e ossessivo di H.P. Lovecraft e dalle sue montagne della follia.