Bidenomics Vs Reaganomics: due modelli economici per risollevare l’America
Biden contro Reagan, uno scontro al di là delle presidenziali 2024. Due visioni a confronto, ma in comune c'è solo la voglia di cambiare l'economia Usa
La storia insegna che svariati Presidenti e capi di stato si sono trovati a dover fronteggiare crisi o periodi insicuri dal punto di vista economico. Gli Stati Uniti, una delle maggiori potenze economiche a livello mondiale, non sono da meno: da Franklin Delano Roosevelt con il New Deal, a Barack Obama e la crisi finanziaria iniziata del 2009, fino a Joe Biden, e gli effetti economici della pandemia di Covid-19.
Ormai da tempo si sente parlare di Bidenomics. Il piano prevede grandi investimenti dal punto di vista delle infrastrutture, un aumento del reddito minimo e investimenti nella formazione dei lavoratori. Queste sono alcune misure del piano, volto a ridurre le disuguaglianze di reddito e favorire il sistema sanitario, rendendolo più abbordabile. In molti hanno notato come la Bidenomics, un progetto graduale e a lungo termine, prenda ispirazione dalla teoria e politiche keynesiane. Questo modello economico è al centro, insieme al diritto all’aborto, al cambiamento climatico e altri temi, il fulcro della sua campagna di rielezione alla Casa Bianca. Questa strategia è stata criticata da molti, nonostante la disoccupazione non sia mai stata così bassa, l’inflazione è diminuita e il PIL americano continua a crescere.
LA BIDENOMICS
Il termine Bidenomics è stato presentato dal Presidente Joe Biden attraverso un tweet il 28 giugno 2023.
Inizialmente chiamato con il nome “Build Back Better”, il piano si fondava su una serie di provvedimenti con lo scopo di supportare l’investimento privato, senza ridurre le imposte. I pilastri di questa politica sono, quindi, l’innalzamento delle imposte per imprese e individui con un reddito alto e un massiccio piano di investimenti nelle infrastrutture, portando a una maggiore valorizzazione del capitale umano, o Welfare State.
Il primo passo fatto da Biden verso il raggiungimento degli obiettivi della Bidenomics fù l’attuazione dell’American Rescue Plan, diventato legge nel marzo 2021. Il piano prevedeva un massiccio finanziamento per le scuole, una maggiore efficienza dei trasporti e degli strumenti informatici a disposizione degli studenti. Il piano è considerato uno delle più grandi iniziative di welfare presa dal governo federale negli ultimi decenni.
BIDENOMICS VS. REAGANOMICS
Da quando è stata lanciata con il nome Bidenomics, il paragone è saltato subito verso un'altra strategia economica, la Reaganomics, attuata alla fine degli anni Ottanta dall’allora Presidente Ronald Reagan.
Nel 1981, a pochi mesi dalla sua elezione, Reagan iniziò a lavorare a una nuova politica economica, appunto la Reaganomics, incentrata sulla visione di sviluppo economico che si basava sull'assunto secondo il quale i benefici economici elargiti a vantaggio dei ceti abbienti (in termini di alleggerimento dell'imposizione fiscale) favoriscono necessariamente l'intera società, comprese la classe media e le fasce di popolazione più marginali e disagiate - un concetto conosciuto in economia come trickle-down. Il termine Reaganomics venne utilizzato da suoi sostenitori, e non del Presidente Reagan. La strategia si proponeva di ridurre le tasse, soprattutto per le grandi imprese, in modo da stimolare l’economia. Le politiche economiche imposte da Reagan dovevano far fronte al periodo di grande inflazione e un alto tasso di disoccupazione: per contrastare l’inflazione la Federal Reserve americana aumentò i tassi di interesse a breve termine. Qui si collocano dunque gli obiettivi principali della Reaganomics: ridurre la spesa pubblica, ridurre le imposte federali sul reddito, la riduzione della regolamentazione del governo, il rafforzamento dell’offerta monetaria.
Oggi, la Reaganomics e la Bidenomics sono state messe a confronto, tenendo in considerazione i punti di convergenza e di divergenza. Entrambe propongono nuove teorie su come sviluppare e incrementare l’offerta economica e marginalizzare la concorrenza, andando in contrasto con le decisioni economiche che erano state prese dalle precedenti amministrazioni.
Tuttavia, Bidenomics e Reaganomics, pur avendo delle similitudini, presentano delle enormi differenze, specialmente sul piano fattuale e di contenuto. In primis, se la Reaganomics, come già riportato, aveva come obiettivi quelli di ridurre la spesa pubblica, le imposte federali sul reddito e fare in modo che il governo regolasse al minimo il mercato, la Bidenomics invece vuole sostenere i lavoratori americani per rafforzare la classe media e incoraggiare la concorrenza per ridurre i costi e tutelare le piccole imprese.
La Reaganomics promuoveva invece un taglio alla spesa pubblica, era quindi contro il liberalismo Keynesiano, preferendo la teoria del trickle down, l’autoregolazione dei mercati, la globalizzazione e il commercio libero. La politica economica proposta da Biden è inoltre a temi come la sanità, l’energia rinnovabile e lo sviluppo sostenibile. Inoltre, la Bidenomics si fa promotrice di numerose opportunità per la classe media e operaia, volta a ridurre le diseguaglianze. Infine, l’attuale politica economica statunitense supporta un maggiore investimento e regolamentazione da parte del governo, oltre che avere una generale diffidenza verso i gli effetti del commercio non regolamentato.
LA BIDENOMICS E LE ELEZIONI PRESIDENZIALI
In molti sono scettici sugli effetti della Bidenomics. Il punto di maggiore incertezza risulta essere quello legato alla rielezione di Biden alla Casa Bianca contro quello che - quasi sicuramente - sarà di nuovo il suo sfidante, Donald Trump. I successi della Bidenomics sono parte della campagna elettorale che il Presidente uscente sta cercando di utilizzare a suo vantaggio contro il Tycoon. Tra questi troviamo un aumento dell’occupazione e dei salari, un basso tasso di inflazione e la crescita manifatturiera.
Nonostante questi risultati sembrerebbero incoraggianti, la politica economica portata avanti da Biden durante il suo mandato presidenziale non ha convinto la popolazione di alcuni stati in bilico, i quali reputano che il Presidente non sia invece riuscito a gestire l’economia americana nel migliore dei modi.