Bernie Sanders va in tour
L’ultima battaglia del senatore del Vermont: adesso è un crociato contro le oligarchie. E mobilita le persone con grande efficacia.
Un periodo difficile: così si potrebbe descrivere il momento storico che stiamo vivendo. Guerre internazionali e crisi dei valori democratici hanno rafforzato le correnti estremiste, alimentando un pericoloso patriottismo. I progressi fatti nel campo dei diritti civili sembrano ora messi in discussione o annullati da forze politiche di maggioranza, che hanno trasformato il termine “woke” in un insulto. Trump, Musk e Vance sono i volti del nuovo ordine mondiale che, insieme ai loro alter ego europei, stanno tentando di riscrivere il futuro di quello che avrebbe dovuto essere il mondo delle grandi democrazie. Gli Stati Uniti, da sempre simbolo di libertà e democrazia, sembrano attraversare una transizione verso una realtà sociale diversa, dove le voci conservatrici prevalgono sui liberalismi delle coste.
In parte, l’indebolimento del Partito Democratico americano ha favorito lo sviluppo di questo scenario. La sconfitta nelle elezioni di novembre ha sancito una débâcle per i Dem e la loro incapacità di presentare al Paese un candidato convincente. Il valzer di nomine tra Biden e Harris ha messo in evidenza una struttura interna al partito ormai debole e frammentata, alimentando la sfiducia degli elettori. E ora che il partito dei blu è all’opposizione, ha bisogno di dimostrare nuovamente una linea dura, compatta e fermamente dissenziente rispetto all’attuale amministrazione presidenziale di Trump. Ciò di cui i Dem hanno bisogno è una voce e un volto in cui riconoscersi e in cui far riconoscere i propri elettori.
All’interno del partito c’è un outsider che da tempo porta avanti le proprie battaglie con estrema coerenza rispetto ai suoi ideali e che potrebbe incarnare perfettamente quel portavoce di cui i Democratici hanno bisogno. Quello di Bernie Sanders, indipendente autodefinitosi socialista seppur affiliato al Partito Democratico, non è sicuramente un nome nuovo. Senatore del Vermont dal 2007, nonostante i suoi 83 anni è riuscito a conquistare i più giovani con la sua passione politica e il suo approccio anti-establishment, frutto di anni di militanza come attivista per i diritti civili e contro la guerra del Vietnam. Nel 2015 tenta la corsa alle primarie contro Hillary Clinton, raccogliendo risultati sorprendenti pur non uscendo vincitore. Nel 2020 ci riprova ma abbandona poi la campagna, lasciando il posto di candidato ufficiale del partito a Joe Biden. A cinque anni da quell’elezione, guardando l’eredità lasciata dall’amministrazione Biden al Partito Democratico, qualcuno si starà chiedendo se un maggiore sostegno a Sanders avrebbe cambiato l’esito delle cose.
Strenuo sostenitore dei diritti della working class e autore di libri come It’s OK to Be Angry About Capitalism, nel 2025 Bernie Sanders si trova a vivere in un mondo che ha bisogno di una rivoluzione politica. Il senatore del Vermont è intenzionato a portarla in tutto il Paese con il suo National Tour to Fight Oligarchy: una serie di incontri in cui Sanders discute di come i pochi miliardari al governo stiano privando le generazioni più giovani di risorse e futuro. Il primo si è tenuto a Omaha, con una partecipazione decisamente sopra le aspettative. Uncle Bernie ha parlato di due Americhe, divise tra un’élite che controlla una porzione significativa della ricchezza nazionale e una working class che soccombe. L’obiettivo di Sanders è sensibilizzare i cittadini nella scelta di rappresentanti che sostengano le famiglie e non si pieghino alla leadership repubblicana.
Le idee progressiste del senatore sono state bollate come troppo radicali dal deputato repubblicano Don Bacon, che ha accusato Bernie Sanders di rivolgersi solo a una sezione più estrema della sinistra, non rappresentando quindi la maggioranza degli elettori del partito blu. Una cosa che si può dire di lui, però, è che far parte della minoranza non lo spaventa, anzi; ha imparato fin da subito a rappresentarla e a far emergere la sua voce. Nonostante l’età avanzata, fattore che ha giocato da deterrente nella campagna presidenziale di Biden, Bernie Sanders continua a far leva sui più giovani, che provano la sua stessa rabbia e indignazione nei confronti di un governo che si rivolge solo a determinate fasce della popolazione.
Sebbene per Bernie il periodo delle primarie e delle campagne presidenziali sia finito, può ancora essere un modello di opposizione forte e decisa per il Partito Democratico. Forse può ispirare un partito stanco e ferito a riconnettersi con un elettorato di cui ha perso la fiducia, per ricostruire nei prossimi quattro anni un sostegno abbastanza solido da affrontare nuove elezioni senza dover più giocare in difesa.