Non solo armi: la violenza studentesca
Aumentano i casi di violenze e aggressioni nelle scuole americane. Le istituzioni propongono soltanto soluzioni tampone che non risolvono il problema.
«Quando sono uscito ho visto il sangue, c'era un sacco di sangue» racconta Ryan Tribble, un insegnante di psicologia, al Los Angeles Times. Nella scuola superiore di Turlock, contea di Stanislaus, in California, pochi giorni fa uno studente con un coltello ha aggredito un compagno, senza nessuna motivazione concreta. Nel campo all’aperto, dentro il campus, dove di solito le squadre si allenano e gli studenti fanno sport.
Erano da poco passate le 9 del mattino e Tribble aveva appena concluso la sua lezione, quando ha sentito gli studenti gridare. È uscito, ha visto la rissa e si è diretto, immediatamente, verso i due ragazzi, per fermarli. Ha saltato la ringhiera, corso, li ha raggiunti. Ha agito d’istinto. L’aggressore era un suo alunno, «non ricordo se avesse il coltello. Non ricordo se l’ha lasciato cadere in quel momento. Ho solo messo le mani sulle sue spalle e ho detto: «Ehi, sono io, sono il signor Tribble». Si è avvicinato allo studente, l’ha guardato negli occhi, ha visto un essere umano arrabbiato e spaventato, niente di più.
Tribble racconta che non aveva nessuna intenzione di fare l’eroe, ha solo pensato di comportarsi sulla base di quei principi che cerca ogni giorno di trasmettere agli alunni. «Ho deciso di fare l’insegnante per mostrare a questi giovani ragazzi della comunità in cui sono cresciuto che si può essere un buon essere umano. Non è necessario andare sempre d’accordo con tutti ma è fondamentale fare ogni volta del proprio meglio. Ho insegnato amore, compassione, gentilezza e comprensione nella mia classe fin dal primo giorno».
Quello che è accaduto nella scuola superiore della città di Turlock non è un evento raro per gli Stati Uniti. Da quando la maggior parte degli studenti è tornata in classe in presenza, a tempo pieno, con l’allentamento delle restrizioni per fermare il Covid-19, ci sono segnali che indicano come la violenza nelle scuole sia in aumento.
Il pericoloso aumento della violenza nelle scuole americane
Ad Anchorage, in Alaska, la maggior parte degli studenti quest’anno è stata sospesa a causa di comportamenti violenti o aggressioni. Una rissa e un accoltellamento in una scuola superiore di Annapolis, nel Maryland, hanno portato all’arresto di sette giovani. In una scuola superiore di Rochester, New York, in un solo giorno di fine ottobre cinque insegnanti sono stati assaliti fisicamente. Pochi giorni prima, un'altra insegnante aveva riferito di essere stata aggredita sessualmente mentre tentava di interrompere una lite. E questi sono soltanto alcuni esempi.
Sempre più docenti raccontano di aver interrotto risse e sono preoccupati per la loro sicurezza. Gli studenti vengono trovati con pistole o altri tipi di armi all’interno dei campus. Le sparatorie nelle scuole quest’anno sono già sulla buona strada per superare i picchi pre-pandemia. E anche se gli esperti dicono che la maggior parte delle violenze non è causata dall’utilizzo di armi da fuoco, tra l’1 agosto e il 3 novembre 2021 ci sono state 123 sparatorie nelle scuole statunitensi, secondo i dati del K-12 School Shooting Database, redatto dal Center for Homeland Defense and Security. Negli stessi tre mesi del 2019 il centro aveva registrato 40 incidenti di questo tipo.
Per alcuni quanto accade nelle scuole è il riflesso di quanto sta succedendo alla società americana, in preda a un picco generale di violenza a causa della combinazione di più eventi che interagendo insieme hanno creato effetti inaspettati, come il malessere sociale generato dalla pandemia e dalla carenza di relazioni interpersonali, la mancanza di fiducia nelle istituzioni, la maggiore presenza di armi in casa, la possibilità , grazie a leggi permissive, di portale negli spazi pubblici, e i pensieri polarizzati fomentati da social media e fake news.
Già nel 2020 i dati della Gun Violence Archive, un’organizzazione no profit che traccia gli episodi di violenza con l’uso di armi negli Stati Uniti, mostravano come le sparatorie di massa fossero aumentate del 50% rispetto all’anno procedente.
Per altri, invece, la crescita della violenza nelle scuole è un fenomeno circoscritto che poteva essere previsto, date le difficoltà che molti studenti hanno dovuto affrontare negli scorsi mesi: gli effetti delle lezioni a distanza, del non poter incontrare gli amici, di vedere i familiari perdere il lavoro e in alcuni casi anche dell’aver affrontato la morte di persone care, a causa della pandemia, hanno contribuito ad accrescere lo stress e il nervosismo.
Il numero di bambini, per esempio, che sono stati accompagnati al pronto soccorso per problemi di salute mentale è aumentato drammaticamente nel 2020, secondo il CDC, Centers for disease control and prevention, l'agenzia nazionale di salute pubblica degli Stati Uniti, inducendo più organizzazioni per la salute dei bambini a dichiarare uno stato di emergenza.
Reagire di pancia non risolverà il problema
Le reazioni delle istituzioni all’aumento dei comportamenti aggressivi degli studenti, però, in molti casi, non sono state il frutto di un’analisi delle criticità che accompagnano il ritorno a scuola di milioni di ragazzi ma, nel tentativo di rispondere alle comunità spaventate, la ricerca di soluzioni immediate e tangibili ha preso il sopravvento.
Recinzioni, metal detector, vetri antiproiettile, sistemi di tracciamento degli studenti, anche l’ipotesi del ritorno della polizia scolastica, stanno portando alla crescita dell’apparato del controllo e della sicurezza, nonostante non ci siano prove certe a testimoniare che questo sia il modo per rendere le scuole effettivamente più sicure.
Uno spunto interessante di riflessione sul sistema educativo statunitense, sui rituali della violenza, su come questi si stiano trasformando in normalità , e su come i sentimenti di ansia che derivano dalla necessità di protezione siano stati monetizzati e tradotti in domanda di prodotti di consumo, lo offre Bulletproof, il documentario sulle scuole americane nell'era delle sparatorie di massa, diretto da Todd Chandler.