La nuova rincorsa alle armi in America
La pandemia ha spinto la vendita di pistole e fucili. Più 64% nel 2020 e trend in aumento nel 2021. Ma la vera novità è chi compra: un quinto dei nuovi acquirenti non aveva mai preso in mano un'arma.
Quante sono le armi da fuoco in America? Difficile dirlo. Sulla carta più dei cittadini, circa 400 milioni contro 328. Eppure le certezze finiscono qui. Il dibattito sulle armi negli Stati Uniti segue ritmi ciclici e rispetta fedelmente il ciclo delle news ogni qualvolta le pagine di cronaca si riempiono di notizie sull’ennesima sparatoria di massa. Si riapre la discussione, politica e non, sulla loro diffusione, sulla pericolosità, su chi le possieda e su come evitare che questo loop si ripeta all’infinito.
Mentre si tenta di risolvere il rebus di questo ciclo infinito si aggiungono nuovi dati e nuove variabili. E gli ultimi numeri, messi insieme dalla stampa americana, non fanno presagire una soluzione in tempi rapidi, anzi. Secondo un sondaggio realizzato dalla Northeastern University e da Harvard, il 6,5% degli adulti americani, circa 17 milioni di persone, nel corso del 2020 ha acquistato un’arma da fuoco. Un dato in aumento rispetto al 5,3% del 2019.
Il boom di vendite
Nel marzo del 2020 il numero di controlli da parte delle autorità federali sui precedenti dei detentori di armi, un metodo rudimentale che permette di avere una stima delle vendite, ha fatto segnare nuovi record arrivando a un milione a settimana, il numero più alto da quando esiste il sistema di verifica nato nel 1998. Per tutto il 2021 il numero è rimasto molto alto, fino al record di maggio quando in una sola settimana i controlli sono stati 1,2 milioni. Ma chi possiede armi in America? Stando a una stima del New York Times nel 2021 il 63% di tutti i possessori è maschio, il 73% bianco, il 10% afroamericano e il 12% ispanico.
Secondo la testata The Trace, che si occupa di tracciare la diffusione delle armi da fuoco, gli acquisti sono aumentati considerevolmente nell’ultimo decennio. L’anno in cui ha avuto inizio questa “corsa” è il 2013, poco dopo la sparatoria nella scuola elementare di Sandy Hook che costò la vita a 28 persone, molte delle quali bambini. Nel corso della presidenza di Donald Trump i volumi di acquisto si sono mantenuti costanti, ma tutto è cambiato nel 2020. In un solo anno, rileva The Trace, l’aumento di vendite è stato del 64%, con un picco circa un anno fa, poco dopo lo scoppio delle proteste dopo l’omicidio di George Floyd. Il ritmo non è però calato, a gennaio 2021 i pezzi venduti sono stati 2,3 milioni, il dato più alto da giugno. E infatti nel primo trimestre di quest’anno le vendite sono aumentate del 18% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Fin qui pare essere cambiato poco. Da anni la diffusione delle armi in America è un problema. Da anni si passa da una mass shooting all’altra senza soluzione di continuità, questi numeri quindi devono preoccupare? In realtà la risposta non è semplice, ma i primi dati raccolti ci dicono che qualcosa è cambiato. Sempre secondo il sondaggio congiunto tra Harvard e la Northeastern, circa un quinto di chi ha preso armi nel 2020 lo faceva per la prima volta. Non solo. Sempre secondo queste rilevazioni la corsa ai negozi non ha riguardato solo maschi e bianchi. La metà dei nuovi acquirenti era donna, un quinto era afroamericano e un quinto ispanico.
Secondo un altro sondaggio dell’Università di Chicago emerge anche altro. Oggi circa il 39% delle famiglie americane possiede armi, un numero in aumento rispetto solo a cinque anni fa quando era al 32%. Gli stessi ricercatori hanno però messo in guardia su eventuali conclusioni affrettate. “È presto”, dicono, “per capire se la diffusione capillare delle armi è in aumento o se lo scenario di una concentrazione nelle mani di pochi americani super armati rimane costate”.
A questo punto il quadro potrebbe sembrare chiaro, ma in realtà ci sono ancora cose che non tornano. Soprattutto perché mancano i dati. Tutto si basa infatti su sondaggi. Negli Stati Uniti, infatti, il governo non tiene treccia in modo esteso del numero di armi vendute. Gli stessi controlli delle autorità sono limitati e non prendono in considerazione le vendite e rivendite tra privati. Lo stesso numero da cui siamo partiti - 400 milioni - è una stima e non un valore certo.
Perché si corre alle armi
“L’assalto” ai negozi di armi è ciclico. Ci sono però almeno due momenti in cui questi numeri salgono: il primo è subito dopo una sparatoria di massa con molte vittime e questo per i timori che si arrivi a una legge che limiti vendita e possesso. Il secondo è in concomitanza con la vittoria di un candidato democratico alla presidenza: avvenne sia ai tempi di Bill Clinton che di Barack Obama. Il 2020 però ha mostrato anche nuove tendenze. Lilliana Mason, politologa dell'Università del Maryland, si è occupata a lungo di violenza politica e polarizzazione della società americana e recentemente parlando con il New York Times ha rilevato come ci sia un crollo della fiducia e soprattutto un crollo di realtà condivise tra cittadini. “C’è”, ha aggiunto, “un grosso cambiamento sociale in atto, e questo tipo di cambiamenti fa paura”.
Le stesse ricerche di Mason confermano una società sempre più polarizzata. Ad esempio il 15% degli americani giustifica forme di violenza politica contro i priori oppositori politici. Un clima alimento anche dalla pandemia e dalle incertezze che questa a portato. Pur non avendo valore statistico, le testimonianze raccolte dal Nyt in alcuni punti vendita dimostrano come gli acquirenti siano sempre più eterogenei e comprendano anche donne, colletti bianchi e persone che praticamente non hanno conoscenze in materia.
Negli ultimi decenni le armi da fuoco hanno visto una progressiva concentrazione nelle mani di pochi. Per molto tempo, infatti, il paradosso è stato che il numero di armi in circolazione aumentava, ma allo stesso tempo diminuiva il numero di persone che ne possedeva una. La pandemia, come abbiamo visto, sembra aver fermato questa tendenza livellando il possesso e facilitando una sorta di redistribuzione. È chiaro però che si tratta di considerazioni basate su statistiche, proprio perché i dati “reali” sono pochi.
Il dibattito e le norme
Un quadro così complesso e in mutamento rende il dibattito politico sulle armi ancora più difficile. Tra i sostenitori di leggi più strette sulla vendita di armi si punta ad avere un modello di controllo restrittivo simile a quello della California. Nel Golden State la mortalità per armi da fuoco è effettivamente diminuita nel corso degli anni. Tra il 1989 e 2019 il tasso di mortalità dovuto ad armi da fuoco si è quasi dimezzato, un buon successo se comparato al -13% a livello federale.
Il punto però è che non è semplice delineare una correlazione diretta tra i due fenomeni. Secondo alcuni esperti leggi restrittive in materia di vendita delle armi potrebbero non essere così efficaci. Potrebbero infatti servire forme di controllo sugli acquirenti evitando che queste finiscano nelle mani di persone disturbate. Gary Kleck, docente di criminologia della Florida State University ha spiegato che tutte le leggi al vaglio difficilmente avrebbero impedito le grandi sparatorie di massa. Secondo altri il problema è la circolazione di armi sempre più letali come il famoso AR-15, il fucile semiautomatico della ArmaLite diventato famoso come “l’arma delle stragi”.
Il tema resta di difficile soluzione. Ma gli stessi americani ne sono consci. Secondo un’altra serie di sondaggi pubblicata dal Per Research Center la percentuale di persone che supporta leggi più restrittive in materia di armi rimane sola rio 50%, ma per la prima volta dal 2018 il numero è in calo, passato dal 60% del 2019 al 53%.
Gli effetti sulla violenza
In un anno tumultuoso come il 2020 molti si sono chiesti se la corsa alle armi porterà a una nuova stagione di violenze. Anche in questo caso difficile dirlo. Secondo i dati del FBI nel corso dello scorso anno gli omicidi hanno sono aumentati di circa il 25% rispetto all’anno precedente.
Anche durante il 2021, rileva sempre il Times, questi numeri si sono mantenuti in crescita con un aumento degli omicidi da arma da fuoco del 18% in 37 città campione registrato nei primi tre mesi dell’anno rispetto al 2020. A titolo di esempio +36% a Los Angeles e +23% a New York. Al momento però, il tasso rimane molto più basso rispetto all’ondata di violenza che si registrò tra gli anni ’70 e ’90.
Resta però evidente il quadro emergenziale. Un ultimo numero su tutti: secondo il Gun Violence Archive solo a maggio di quest'anno le sparatorie di massa sono state 67.
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