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Armarsi: una visione americana
Le recenti stragi hanno riacceso i riflettori sul gun control ma il dibattito italiano sottovaluta il radicamento delle armi nella cultura e nella storia degli Stati Uniti

Buffalo. Uvalde. Tulsa. Le tragiche stragi negli Stati Uniti hanno riaperto anche in Italia l’annoso dibattito sulle armi. Un dibattito che però, molto spesso, si fonda su un approccio eurocentrico che non riconosce le peculiarità d’oltreoceano. In altre parole, non pochi opinionisti osservano ciò che avviene negli States con delle lenti interpretative europee. Non cogliendo le differenze culturali e storiche che separano il vecchio continente dagli Stati Uniti. Il caso delle armi, del resto, è emblematico.
Spesso viene invocato con superficialità il gun control ignorando il legame viscerale di buona parte degli americani con le armi. I numeri aiutano a capire una realtà sfaccettata e non riducibile alle pur forti lobby. Stando a un approfondito studio del Pew Research Center del 2017, il 30% degli americani possiede un’arma; il restante 70% non ne possiede una anche se, di questo 70, il 36% sarebbe disposto ad acquistarne una in futuro. Questi dati, nella loro semplicità, aiutano a comprendere la diffusione delle armi.
Tuttavia, c’è di più, perché il 67% tra coloro che possiedono un’arma dice di essere cresciuto con delle armi nella propria casa, e il 76% dice di aver sparato prima dei diciotto anni. Chi possiede armi poi ne ha spesso più di una: il 37% ne ha tra le due e le quattro, il 29% ne ha più di cinque. Un’ulteriore conferma del radicamento delle armi, se si considera che il 72% degli americani dice di aver utilizzato una pistola nel corso della propria vita.
Le motivazioni per cui viene detenuta un’arma sono molteplici. Le principali sono per proteggersi (67%), per andare a caccia (38%), per attività sportiva (30%) e per collezionismo (13%). Come si intuisce da questi dati, il legame tra gli americani e le armi è piuttosto solido. Le ragioni sono varie. Oltre al Secondo Emendamento (A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed), non pochi ritengono che servano per tutelare la libertà. Il 74% di coloro che detengono armi dichiara che esse siano essenziali per la propria libertà personale e il 50% dichiara che avere delle armi è una parte molto importante della propria identità.
Questo forse il punto che sfugge ai commentatori nostrani: il radicamento delle armi nella mentalità e nella cultura statunitensi. In effetti, proprio per la peculiare storia americana, le armi si sono configurate come strumento cruciale per i pionieri che le dovettero utilizzare per conquistare nuovi territori, difendersi e cacciare, prima della nascita di qualsiasi entità statuale. Le armi, anche per la cultura di frontiera, sono state, per certi versi, sinonimo di libertà e intraprendenza.
Un fenomeno così profondo, e così lontano dalla cultura italiana, che oggi, ad esempio, porta a considerare un divertimento andare a sparare al poligono. Un passatempo diffuso che sarebbe quasi impensabile nell’orizzonte culturale del nostro Paese. Invece è per non pochi americani – chi scrive l’ha sperimentato direttamente – la normalità.
Il metodo per provare a comprendere l’intricata questione delle armi in America non può quindi che partire da qui: dai dati, dalla diffusione della cultura delle armi e da un’evidente e pesante eredità storica. Non può certo bastare il ricorso alla forza delle lobby per inquadrare un nodo così intricato. Di certo, dovranno essere trovate delle soluzioni a una situazione che si è fatta sempre più drammatica. Si pensi ad esempio all’utilizzo delle armi semiautomatiche, magari da parte di qualche squilibrato. Senza tenere presente il contesto, risulta arduo capire le tante difficoltà nella regolamentazione delle armi. Anche perché chi possiede un’arma molto difficilmente la vorrebbe restituire per le ragioni che abbiamo esposto. Il 73% degli americani che detiene un’arma dichiara infatti che non riuscirebbe a vedersi senza in futuro.
Non possono infine essere ignorate le profonde divisioni tra Democratici e Repubblicani che rendono complesso qualsiasi accordo sulla regolamentazione, che viene spesso evocata, ma che si scontra con approcci totalmente differenti. Basti ricordare che il 76% dei Repubblicani ritiene che sia più importante il diritto alle armi che il gun control, rispetto al 22% dei Democratici. Un gap di 54 punti percentuali, che è aumentato del 36% rispetto al 2000, quando era solo al 18%. A questa profondissima divisione, probabilmente insanabile, ha sicuramente contribuito la presidenza Trump che ha radicalizzato le posizioni di uno scontro già complicato. Proprio come la relazione tra gli americani e le armi.
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