L'America della polarizzazione violenta
Tra 2020 e 2021 il numero di manifestazioni armate è diventato preoccupante. Crescono le armi portate in strada e soprattutto le milizie di estrema destra in azione.
Le ferite del 6 gennaio 2021 pulsano ancora nei cuori degli americani. L’assalto contro Capitol Hill da parte di una folta schiera di sostenitori del presidente uscente Donald Trump è stato però il sintomo di un malessere che da tempo spacca e divide il Paese. La violenza, che negli Stati Uniti è sempre stata di casa, è diventata una costante delle manifestazioni pubbliche, ma soprattutto ha assunto tratti sempre più inquietanti.
Semplificando possiamo provare a dividere il variopinto popolo che ha invaso le stanze del Congresso in tre gruppi: il primo era la base vera e propria di Donald Trump, fatta di persone in passato lontane dalla politica, magari nostalgici di una Confederazione idealizzata; il secondo invece era tutto l’universo dei complottisti di Qanon e del potere bianco risvegliati dopo la presidenza di Barack Obama, mentre il terzo era quello dell’alt-right militante.
L’ultimo segmento, il più piccolo dei tre, ma il più agguerrito, era anche quello meglio armato e organizzato. Tanto che alcuni di loro vengono considerati tra i registi dell’assalto vero e proprio, come dimostra il recente arresto per eversione e cospirazione di Stewart Rhodes, leader e fondatore degli Oath Keepers. Le milizie sono l’ultimo terminale di un percorso basato sulle armi e la violenza. Come confermato anche dai numeri.
Una violenza in aumento
Per anni l’Armed Conflict Location & Event Data Project ha fornito dati preziosi per leggere e codificare la violenza in molte zone calde del pianeta come Africa e Medio Oriente. Dal 2020 ha iniziato a monitorare la crescente violenza che respira negli Stati Uniti grazie all’aiuto di un altro ente di monitoraggio, l’Everytown for Gun Safety. Passata l’onda lunga di Black Lives Matter tra il 2020 e 2021 il numero complessivo delle manifestazioni si è attestato.
Ma sotto i numeri assoluti a preoccupare è il perseverare di manifestazioni armate. In due anni nel Paese ci sono state oltre 610 eventi in cui sono comparse pistole, fucili o armi semi automatiche. Secondo gli analisti dell’Acled questo tipo di eventi ha una probabilità 6,5 volte maggiore di diventare distruttivo.
Con manifestazioni armate ci si riferisce a quegli eventi in cui individui e gruppi - comprese milizie, movimenti sociali militanti e gruppi non affiliati - sono identificati come dotati di armi da fuoco. Tali manifestazioni variano da centinaia di membri armati di una milizia che marcia attraverso una città a un individuo che punta un'arma da fuoco contro i manifestanti da un veicolo. Le dimostrazioni non sono considerate armate se gli unici individui armati sono forze dell'ordine in servizio.
Dopo il 6 gennaio e per tutto il 2021 si è visto un aumento considerevole di manifestazioni armate pro-Trump. Stando ai dati i sostenitori della teoria “Stop the Steal” hanno marciato almeno una volta al mese per tutto l’anno. E il fatto che questo tipo di eventi sia cresciuto in un anno non elettorale preoccupa non poco le autorità in vista delle elezioni di metà mandato dell’8 novembre prossimo.
Il 6,8% delle manifestazioni pro-Trump, 112 su 1.646 tra gennaio 2020 e novembre 2021 era armato contro il solo 1,5% di tutte le altre manifestazioni. Questi dati però dicono poco. Nel 2020, ad esempio, solo il 6,2% delle manifestazioni in favore del tycoon erano armate, ma in un anno il numero è salito all’8,8%.
Persino le piazze dove sfilano i supporter più accaniti di Donald Trump sono significative. Se il 12,2% di tutte le manifestazioni con armi da fuoco sono avvenute nelle città che ospitano i palazzi delle legislazioni locali, quelle dell’ex presidente sono state il 47,3% del totale. Solo l’anno scorso l’81,3% di chi ha sfilato per il tycoon l’ha fatto nelle capitali dei singoli Stati.
L’avanzata delle milizie
In generale le dimostrazioni armate continuano ad essere guidate da attori di estrema destra. Sempre stando al database Acled nel 2021 il 45,8% di tutte le manifestazioni armate era composto da attori riconducibili alla galassia delle milizie. Se ci si sofferma solo ai gruppi chiaramente identificati si vede come la stragrande maggioranza, l’81,9% siano di destra e che siano i particolare tre gli attori più attivi: Boogaloo Boys, Three Percenters e Proud Boys.
La questione delle milizie è particolarmente importante non tanto per i numeri, ma per il loro perso e il loro percorso verso una legittimazione sociale e in parte istituzionale. Per la maggior parte degli americani il termine “milizia” richiama alla memoria la Costituzione e il ruolo che ebbero le milizie nella guerra rivoluzionaria. Il problema è che quelle “milizie storiche” all’inizio del XX vennero di fatto riassorbite nella riforma della Guardia nazionale. E oggi formalmente sono illegali in tutti e 50 gli Stati. Ma nonostante questo operano in quasi totale libertà.
Come ha sottolineato Kathleen Belew, docente di Storia all’università di Chicago, oggi le milizie sembrano normali eserciti privati che sfuggono a forme di regolamentazione. Uno dei messaggi che più di tutti li aiuta a far passare la loro neutralità è che sono presenti alle manifestazioni solo per “portare ordine”. E infatti hanno iniziato a comparire come forze di sicurezza privata. È il caso ad esempio dei Proud Boys che hanno accompagnato Roger Stone e dei 1st Amendamente Praetorian che hanno servito l’ex consigliere del presidente Mike Flynn.
Ma le milizie sono entrate in azione anche in altri contesti. A Portland, in Oregon, hanno trattenuto una manifestazione per la polizia. Mentre hanno fatto da servizio d’ordine per una manifestazione del Gop a Colorado Springs. In altri contesti si sono presentati qua e la per influenzare normali attività delle comunità locali come consigli scolastici o comunali.
Oltre ai fatti del 6 gennaio il momento in cui le milizie hanno mostrato il loro potenziale pericoloso per l’ordine democratico americano è stato tra l’11 e 12 agosto del 2017 durante la manifestazione Unite the Right rally a Charlottesville in Virginia. In quell’occasione, ha ripetuto molte volte l’ex governatore Terry McAuliffe, la polizia non è intervenuta per proteggere le contro-manifestazioni perché presente in numero inferiore rispetto alle milizie. Un campanello dall’allarme che come dimostrano i fatti del 6 gennaio non è stato ascoltato a dovere.
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