America e alcol, storia di una contraddizione
La cultura del bere negli Stati Uniti è molto diversa rispetto a come siamo abituati in Europa, soprattutto per quanto riguarda l'approccio dei giovani al consumo di alcol.
Un bicchiere di vino a cena, una birra con gli amici, un cocktail in discoteca. Per molti europei, il consumo di alcol è un piacere da gustare con moderazione, un rito sociale da svolgere in compagnia, senza pensarci troppo. È un modo di intendere il bere diverso dagli Stati Uniti, dove il consumo di alcol è spesso un’abitudine non quotidiana, fatta di eccessi e spesso in solitudine, alla ricerca più che altro dello stordimento. Senza fare facili generalizzazioni – l'alcolismo è un problema anche in Europa – il rapporto degli americani col bere appare contraddittorio.
Il binomio America e alcol fa subito affiorare il ricordo del Proibizionismo, del divieto di bere alcolici prima dei ventun anni e dei film dove si beve il bourbon dalla bottiglia nella busta di carta, perché è vietato bere per strada, ma si fa lo stesso, purché non si veda. Per non parlare delle licenze alla vendita di alcolici, cosa che noi diamo per scontata in qualsiasi locale, ma che in America è molto più difficile da ottenere, tanto che molti ristoranti ne sono sprovvisti.
Un retaggio dei primi settlers arrivati nel Nuovo Mondo, puritani e quaccheri su tutti, che facevano della sobrietà a trecentosessanta gradi una ragione di vita.
Cosa si beve in America?
Partiamo dai numeri: come riporta Statista, gli americani bevono in media l'equivalente di circa nove litri e mezzo di alcol puro all’anno, più di quanto facevano prima del Proibizionismo. Un dato in costante aumento, che la dice lunga sull'effetto sul lungo termine delle politiche di repressione in merito all'uso di sostanze psicotrope.
La birra è la bevanda alcolica più popolare, con una quota di mercato del 43,5% nel 2021, in trend calante rispetto agli anni precedenti. La birra americana è di solito molto beverina, dal gusto leggero e con una bassa gradazione alcolica. La vera rivoluzione della birra americana avviene a partire dagli anni Settanta, con i primi microbirrifici e brewpub che iniziano a produrre birre artigianali di qualità, sperimentando con nuovi ingredienti e tecniche innovative. Si selezionano luppoli autoctoni, che conferiscono alle birre americane un aroma e un amaro intensi e distintivi. A differenza degli italiani, che preferiscono la birra alla spina o in bottiglia, gli americani consumano spesso la birra in lattina. Negli USA, la birra ha anche una storia politica e sociale, che risale alla rivoluzione americana, quando i patrioti boicottavano il tè inglese cui preferivano la birra locale.
I superalcolici sono la seconda bevanda alcolica più consumata negli Usa, con una quota di mercato del 39,5% nel 2021, in aumento rispetto agli anni precedenti. Oltre al consumo puro, i liquori sono utilizzati soprattutto nei cocktail, di cui gli Stati Uniti possono vantare una lunga e creativa tradizione. I cocktail attirano i giovani, che li consumano più degli anziani ma, a differenza degli italiani che consumano i superalcolici con moderazione e tipicamente solo dopo i pasti, gli americani consumano i superalcolici in grandi quantità e anche a digiuno. I superalcolici americani hanno anche una storia economica e sociale, che risale alla guerra civile, quando i soldati usavano il whiskey come medicina e moneta di scambio.
Il vino è la terza bevanda alcolica più consumata negli USA, con una quota di mercato del 17% nel 2021, che mantiene con costanza rispetto agli anni precedenti. Il vino americano proviene principalmente dalla California, che copre il 90% della produzione nazionale, ma anche da altri stati come Washington, Oregon e New York. Gli americani hanno una cultura del vino più recente e meno radicata, ma c'è dietro anche una storia legale e culturale, che risale al Proibizionismo, quando la produzione e il consumo di vino erano clandestini e perseguitati. Da notare il costante aumento delle quote di mercato di un vino italiano in particolare, il Prosecco, che sembra incontrare i gusti del mercato americano, in particolare femminile, più di altre tipologie.
I giovani e l'alcool
La patria del bourbon e del suo cugino meno legale, il moonshine, ha dato vita da una parte a una cultura del bere ricca e variegata, come le tante ondate di immigrati giunti nei secoli in America, portandosi la propria tradizione appresso insieme a tecniche e materie prime da tutto il mondo; dall'altra a un'ostracizzazione dell'alcol, incanalata nella più semplice delle valvole di sfogo: se qualcosa è proibito, possiamo star certi che i giovani ne abuseranno.
In Europa i ragazzi possono bere legalmente tra i 16 e i 18 anni, in base al Paese in cui si vive. Negli Usa, il consumo di alcol è regolato da diverse leggi, ma a livello federale l’età minima per acquistare e consumare alcol è di ventun anni, stabilita dal National Minimum Drinking Age Act del 1984.
È una filosofia completamente diversa. In Europa non si demonizza il consumo di alcool e anzi, i giovani vengono introdotti a un consumo consapevole e moderato già in famiglia: non è affatto raro che nelle grandi occasioni ai ragazzini si faccia assaggiare un piccolo sorso di vino o birra al momento del brindisi, soprattutto nei Paesi del sud Europa. Una cosa inconcepibile per molti americani. Il concetto è che non si punisce il consumo, ma ci si concentra più sull'educare a un uso senza eccessi e sugli effetti che causa l’alcol, come ad esempio il rallentamento dei riflessi alla guida.
Negli Stati Uniti si preferisce un approccio più repressivo. I ragazzi prendono la patente già a sedici anni, ma solo cinque anni dopo possono acquistare e bere bevande alcoliche, il contrario di quanto avviene in Europa. Il risultato è che i minori di ventun anni hanno il primo approccio con l'alcool quasi sempre in maniera illegale, non supervisionata da un adulto e non tanto come rito sociale, quanto piuttosto con lo scopo di ubriacarsi il più velocemente possibile. Il tutto unito al gusto per il proibito tipico di quell'età.
In generale si può dire che gli americani bevono meno frequentemente, ma più intensamente degli europei. Questo modo di bere, spesso sfocia nel binge drinking. È una pratica molto diffusa negli USA, soprattutto tra i giovani, i maschi e le persone con un alto livello di istruzione e reddito. Secondo la definizione dell’OMS, il binge drinking corrisponde a ingerire almeno 60 grammi di alcol puro, circa cinque bicchieri di vino o sei lattine di birra in un’unica occasione. Secondo i dati del 2019, circa il 26% degli adulti e il 17% dei minorenni hanno praticato il binge drinking almeno una volta al mese.
Le differenze nel consumo di alcol tra le varie etnie
Il rapporto con le bevande alcoliche ha delle differenze sostanziali tra le varie etnie che compongono la popolazione americana. I più grandi consumatori sono i bianchi di origine europea, che per primi hanno portato con sé la tradizione del bere, in particolare i superalcolici. Sono anche i più grandi binge drinkers.
L’arrivo degli alcolici, portati dagli europei, è ben presente nella memoria dei nativi americani. L’acquavite ebbe un effetto simile all'arrivo dell’eroina in Europa, per una popolazione che non era preparata a una sostanza del genere. Non solo culturalmente, ma anche geneticamente. I nativi americani, così come molti asiatici, possiedono una variante dell’enzima aldeide deidrogenasi che li rende più sensibili all’alcol, con una serie di effetti collaterali sgradevoli che li portano a consumare meno bevande alcoliche di altre etnie.
Il contesto sociale è comunque preponderante nel determinare l’approccio a questa sostanza: bianchi e ispanici crescono in ambienti nei quali l’alcol è una componente famigliare, sebbene non nel senso visto in precedenza nel caso europeo.
Il che, in effetti, è curioso: il consumo di alcol pro capite negli USA è più o meno lo stesso che in Europa. Eppure, senza generalizzare troppo dato che le ricadute variano tra Paese e Paese, qui non genera effetti altrettanto gravi e non produce la stessa spinta al binge drinking come in America, anche considerando le stesse etnie di riferimento.
Sempre tenendo ben presente che, secondo l’OMS, l’alcol è una sostanza cancerogena in ogni situazione in qualsiasi quantità, e sebbene la ricaduta sociale possa essere diversa, quella sulla salute è una questione che non va mai sottovalutata.