Alaska, sfida tra i ghiacci
Mary Peltola, un animo gentile nell'Ultima Frontiera d'America, è la nuova rappresentante dem dell'Alaska e si appresta a sfidare di nuovo una vecchia amicizia: Sarah Palin.
A marzo 2022 moriva il deputato Repubblicano Don Young, ottantottenne, rappresentante del collegio unico dello stato dell’Alaska. Poco dopo, ad agosto, si è svolta un’elezione speciale che ha segnato molti primati per l’exclave americana: l’elezione di Mary Peltola, prima donna rappresentante e prima di etnia nativa nella storia dello stato, ma anche l’utilizzo dell’innovativo metodo del ranked choice voting, che ha contribuito alla sconfitta dell’ex-governatrice repubblicana e candidata vice presidenziale Sarah Palin. Una sfida che si ripeterà di nuovo a novembre, tra due donne insospettabilmente amiche.
Mary Peltola, il cui cognome da nubile è Sattler, nasce ad Anchorage nel 1973. È un’ appartenente alla comunità nativa degli Yupik, un popolo legato culturalmente anche ai lontani Inuit della Groenlandia, spesso scorrettamente definiti ‘esquimesi’. Già da bambina è coinvolta nella politica e incidentalmente proprio nella campagna di rielezione del Rappresentante Young, supportato da suo padre Ward. Dopo gli studi universitari e un periodo di gavetta come guardiapesca, nel 1999 viene eletta alla Camera dei Rappresentanti dello stato dell’Alaska, in quota dem.
Peltola mantiene questa posizione per circa dieci anni, contemporaneamente al mandato da Governatrice della Palin, che conosce per la prima volta proprio nel campidoglio di Juneau. Le due donne legano rapidamente grazie all’esperienza condivisa di madri in politica e alla particolare gentilezza di Peltola, una qualità riconosciuta dai suoi colleghi in entrambi gli schieramenti. Pur traendo a piene mani dalla retorica Trumpiana ed attaccando ferocemente le politiche del Partito Democratico, anche adesso Palin continua a riferirsi alla sua amica ‘nemica’ come “un vero tesoro”. Le capacità bipartisan della giovane rappresentante colpirono anche Lisa Murkowski, diventata poi nel 2002 senatrice per l’Alaska e nota per le sue posizioni moderate rispetto al Partito Repubblicano odierno.
La via moderata
La campagna di Peltola è stata comunque attenta ai temi cari alla base dem, pur aprendo molti spiragli bipartisan. Al consueto attivismo per i diritti riproduttivi delle donne e alla tutela delle persone LGBT+, quali gli atleti e le atlete trans che rischiano di essere squalificati dalle competizioni sportive a livello scolastico, Peltola ha unito temi importanti per l’elettorato locale, quale quello dell’ecosostenibilità della pesca del salmone ed altri pesci fluviali, uno dei principali settori economici ed alimentari nello stato artico.
Non ha lesinato da temi spesso ritenuti ‘ostici’ per un candidato democratico, come un maggiore impegno di risorse statali nell’assicurare la sicurezza e la lotta al crimine nelle comunità rurali, o l’importanza del settore infrastrutturale ed energetico come fonte di lavoro per la popolazione locale. In Alaska, questo va ad interessare anche il sostanziale settore petrolifero dello stato, recentemente colpito dall’amministrazione Biden che ha revocato alcune concessioni territoriali in aree protette fatte dal suo predecessore Donald J. Trump.
Forse è stato proprio quest’approccio, unito alla figura rassicurante e ragionevole di Mary Peltola, a garantirle la vittoria in un seggio che a giugno era considerato Likely Republican, potenzialmente Repubblicano da diversi autorevoli analisti politici, quali il Cook Political Report. Le ragioni vanno ricercate nella peculiarità del sistema Ranked Choice (RCV), che si potrebbe anche definire un ‘ballottagio instantaneo’. Nel RCV, all’elettore è consegnata una scheda, dove può ordinare in ordine di preferenza i candidati: nel caso dell’elezione speciale in Alaska, ben quattro.
In tale occasione, il fronte Repubblicano si è trovato diviso tra la pasionaria Palin e il più moderato Nick Begich, apparentato con la dinastia politica democratica dell’ex-senatore Mark Begich. Molti degli elettori di Begich, che è arrivato terzo, hanno espresso Peltola come seconda preferenza garantendogli infine una vittoria di misura sulla Palin (margine: circa cinquemila voti in più)
Il Pericolo Estremista
Una sconfitta, quella di Palin, che colpisce anche l’ex Presidente Donald Trump. In un esplosivo raduno ad Anchorage, Trump ha elogiato l’ex-Governatrice per «aver tentato di salvare la campagna fallimentare di McCain nel 2008», attaccando invece le politiche ambientaliste dell’amministrazione Biden ed il loro impatto sull’industria petrolifera locale. Ospite d’eccezione Mike Lindell, CEO dell’azienda di cuscini MyPillow e teorico della cospirazione legato anche agli ambienti di Qanon. In tale occasione, Lindell ha formulato accuse infondate sulla possibilità di brogli a favore del Partito Democratico e di Mary Peltola.
Tuttavia, è ancora presto per cantar vittoria. Il mandato di Peltola scadrà infatti a novembre e Palin ha già annunciato la sua candidatura per la prossima tornata elettorale, insieme al ‘terzo incomodo’ Begich. Un ennesimo confronto dal dubbio esito a detta del sopracitato Cook Political Report, che ad inizio settembre ha valutato quest’ennesima sfida come tossup, gergo professionale per il lancio di una monetina che può cadere da una parte così come da un'altra. Sempre a novembre la senatrice Murkowski affronterà la sfidante Repubblicana, la reverenda di estrema destra Kelly Tshibaka, laureata in legge ad Harvard e favorita di Trump.
Potranno Peltola e Murkowski – donne diverse, ma accomunate da un forse anacronistico attaccamento ai valori della bipartisanship – fermare un’ondata iperconservatrice nella Last Frontier d’America?
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