Lettera numero due: il voto in Louisiana ovvero Trump è ancora popolare?
"[On the Louisiana Purchase] it is the case of a guardian, investing the money of his ward in purchasing an important adjacent territory; and saying to him when of age, I did this for your good" Lettera a John Breckinridge, 12 agosto 1803
La Louisiana: il Profondo Sud primo test elettorale dopo l'impeachment
Buon martedì a tutte le lettrici e i lettori!
Il tema di questa settimana, come avrete capito, è la Louisiana, andata al voto di sabato per rinnovare la Camera e il Senato statali e tutti i membri dell'esecutivo, a cominciare dal governatore John Bel Edwards, uno dei pochissimi democratici eletti a livello statale nel profondo Sud (oltre a lui, c'è il procuratore generale del Mississippi Jim Hood che si candida a governatore del Mississippi e di cui parleremo in una delle prossime lettere e la commissaria all'agricoltura della Florida Nikki Fried). Come sono andate queste elezioni? Lo scopriremo presto, ma prima andiamo con il riassunto degli eventi della settimana appena trascorsa!
Sciroppo d'acero: il succo degli eventi
L'abbandono dei curdi da parte di Trump: la mossa del presidente americano, secondo il New York Times e Politico sarebbe nata da una telefonata con il presidente turco Erdogan e dal desiderio di riattaccare il prima possibile, così l'autore di "The art of deal" avrebbe deciso di concedere il via libera all'invasione nel Nord della Siria (se volete seguire bene le mosse della Turchia, consiglio di seguire questo profilo su Twitter). Forse è eccessivo ritenere, come ha fatto l'Huff Post, che Ankara sia stata scelta per gli interessi della famiglia del presidente nel Paese. Di certo è che la mossa si è attirata le critiche non solo dell'opposizione democratica, ma anche di numerosi esponenti repubblicani, ivi compreso il leader di maggioranza al Senato Mitch McConnell. Potrebbe quindi esserci per la prima volta una maggioranza traversale di due terzi per poter superare un'eventuale veto su pesanti sanzioni alla Turchia.
Prime crepe anche sull'impeachment: dopo una settimana di evasività nelle risposte da parte dei senatori repubblicani, una prima timida critica è stava avanzata da Ted Cruz: ha criticato fortemente la sua chiamata con il leader cinese Xi Jinping, affermando che le nazioni straniere "devono stare fuori dal processo elettorale". Non ha parlato dell'Ucraina, ma è comunque qualcosa. Non perdetevi gli aggiornamenti quotidiani sulla vicenda, che trovate qui.
Rudy Giuliani sta diventando imbarazzante: quello che era stato uno dei sindaci più amati di New York a cavallo degli anni '90 ed era considerato quale possibile presidente dopo George W. Bush (si bruciò anche grazie a uno sketch insieme a Donald Trump nel quale interpretava una signora molestata dal tycoon). Adesso le sue continue uscite pubbliche in cui si definisce un eroe per aver scoperto il whistleblower sulla vicenda ucraina e l'arresto di suoi due uomini d'affari vicini a lui coinvolti nello schema per infangare Joe Biden, hanno indotto molti alleati del presidente a chiedergli di scaricarlo. E lui forse li sta ascoltando. Scendiamo in Louisiana, con questa immagine negli occhi:
"Take your hands off, you dirty boy!"
Louisiana: dall'acquisto di Jefferson al comizio di Trump
Il comizio di Donald Trump a sostegno dei candidati repubblicani Ralph Abraham e Eddie Rispone a Lake Charles, Louisiana
Fino ad oggi, non c'erano stati test elettorali successivi alla messa in stato d'accusa del presidente Donald Trump. Solo un sondaggio commissionato dal Washington Post, che ha mostrato che la maggioranza degli elettori americani è favorevole all'inchiesta e alla rimozione del presidente. Con la Louisiana, la sua forza elettorale è stata messa alla prova. Facciamo un brevissimo quadro: la Louisiana venne acquistata il 30 aprile 1803 in seguito a una lunga trattativa tra gli Stati Uniti sotto la presidenza di Thomas Jefferson e la Francia napoleonica. Quest'ultima, impegnata nelle guerre europee, ritenne di non poter più difendere un simile territorio da eventuali attacchi britannici o spagnoli, pertanto decise di venderla nella sua interezza, sorprendendo l'inviato speciale del presidente a Parigi, James Madison, che aveva l'incarico di procedere soltanto all'acquisto di New Orleans e dell'area circostante. L'affare si chiuse per la cifra di 60 milioni di franchi. In questo modo gli Stati Uniti ottenevano la libertà di circolare lungo il fiume Mississippi e di potersi espandere a Ovest. I coloni americani insieme con gli ex emigranti francesi dal Canada e con i numerosi neri liberi produsse un singolarissimo mix che rese la Louisiana un caso unico negli stati che si reggevano economicamente sulla monocoltura del cotone. Questa diversità non impedì che la Louisiana aderisse con entusiasmo alla secessione confederata del 1861. Ma la leadership schiavista non calcolò che la maggior parte dei neri liberi, quando la marina nordista sferrò l'attacco a New Orleans il 25 aprile del 1862, passò a sostenere l'Unione con tale entusiasmo che, caso unico, gli venne garantita rappresentanza alla Camera dei rappresentanti di Washington, pur essendo ancora lo stato in parte sotto il controllo dei confederati. Dopo la guerra la Louisiana rimase ancora a lungo uno stato agricolo, fino alle trasformazioni seguite a due catastrofi di diverso tipo
L'interno di una casa di mezzadri afroamericani in Louisiana negli anni della Grande Depressione.
Il giorno di Natale del 1926 iniziò una piena fuori dal comune che travolse i territori degli stati percorsi dal fiume Mississippi (un filmato d'epoca sugli eventi si trova qua), esondando in 145 punti. L'acqua invade 70mila km quadrati per mesi, defluendo soltanto nel mese di agosto 1927. Il tragico bilancio fu di più di 500 vittime e di 700mila sfollati. Il presidente Calvin Coolidge, repubblicano favorevole allo stato minimo, non ritenne in prima battuta che fosse compito del governo federale provvedere al soccorso in caso di disastri naturali, ma poi nominò il segretario al commercio Herbert Hoover come responsabile straordinario dell'emergenza. Hoover, che durante la Prima Guerra Mondiale era stato capo della U.S. Food Administration per garantire l'approvvigionamento di derrate alimentari agli Alleati, divenne popolarissimo nel Paese come risolutore di problemi: grazie ai primi interventi di irregimentazione delle acque sul Mississippi (come spiega bene questo articolo, fu la prima volta che il governo federale intervenne in modo così diretto). Ma se Hoover venne eletto presidente in modo trionfale, qualche anno dopo fu la Grande Depressione a costargli il posto alla Casa Bianca. La Louisiana soffrì ancora fortemente per la crisi economica e iniziò un'emigrazione verso il Nord industriale e la California degli afroamericani e dei bianchi poveri. Il nuovo presidente Franklin Delano Roosevelt attuò un piano di interventi pubblici straordinari, il New Deal, che cambiò per sempre il volto anche della piccola Louisiana: l'agricoltura perse il suo ruolo preminente grazie a una nuova agenzia, l'Agricultural Adjustment Administration, che contribuì in modo determinante a innovare questo settore stagnante, ponendo le basi per il boom postbellico e il "Nuovo Sud". Solo una cosa non cambiò: il dominio politico dei democratici segregazionisti, derivante dai postumi della guerra civile. I due senatori che servirono insieme in coppia dal 1948 al 1972, Allen Ellender e Russel B. Long, pur favorevoli alla legislazione sociale, rimasero fino alla fine dei razzisti nel midollo. Soltanto negli ultimi anni i repubblicani hanno conquistato la preminenza nelle cariche statali, grazie allo sgretolamento dei Blue Dog, i democratici conservatori pilastro della coalizione clintoniana, fino al pienone ottenuto nel 2014: tutti gli eletti a livello statale erano membri del Gop. Sembrava quindi che anche la Louisiana, come l'Arkansas, si avviasse a trasformarsi in uno stato quasi a partito unico, con i democratici che faticano anche a trovare un candidato decente. Nel 2015 però ci fu un successo insperato: il leader di minoranza alla Camera statale John Bel Edwards riesce a battere il senatore repubblicano David Vitter. Nei giorni scorsi all'ultimo minuto prima del voto, per colmare questa anomalia, il presidente Trump è sceso in soccorso dei due candidati principali, il deputato al Congresso Ralph Abraham e l'uomo d'affari Eddie Rispone, che si dice "trumpiano della prima ora" e in effetti ha conflitti d'interesse simili. Ma vediamo com'è andata:
John Bel Edwards (D)-46,6%- 626.000 voti
Eddie Rispone (R)- 27,4%- 368.318 voti
Ralph Abraham (R)- 23,6%- 317.115 voti
Altri - 2,4%
Come si può vedere, i due candidati repubblicani hanno più del 50% dei voti. Fallisce quindi la strategia di Edwards di conquistare la vittoria al primo turno, su cui il partito democratico nazionale aveva puntato. La ragione? Secondo gli analisti due fattori hanno influito: la bassa affluenza degli elettori afroamericani e appunto l'intervento di Trump. Il presidente si conferma un mobilitatore formidabile per la sua base, non è così per il suo predecessore Barack Obama: ha registrato dei messaggi elettorali telefonici per la comunità afroamericana, ma il messaggio è stato utillizzato dal partito repubblicano per sfruttarne l'impopolarità tra gli elettori bianchi.
Eppure i dati della Louisiana e del suo governatore sono ottimi: 58% di approvazione e un'economia in espansione, oltre che una riforma della giustizia criminale che ha limitato i livelli di incarcerazione per gli afroamericani. Più controversa invece la legge restrittiva sull'aborto che lo proibisce in ogni caso a partire dalle sei setitmane di gravidanza: da lui firmata contro il parere della leadership nazionale del suo partito. Ma a quanto pare quella è stata una scelta che ha contribuito a raccogliere sostegno anche nelle partito repubblicano, tra cui il più notevole è quello del presidente del Senato statale John Alario. Non è detto però che basterà. Stavolta non ha un avversario compromesso come il senatore Vitter, coinvolto in uno scandalo di prostituzione minorile. E dovrà lavorare sodo per tenere insieme almeno il 30% di bianchi conservatori e nel contempo 200mila elettori afroamericani rimasti a casa nel primo turno.
A lume di candela: le letture della settimana
Le letture di questa settimana spaziano dal presidente fino alla figuraccia di un noto sito di notizie politiche e alla storia di un ex astro nascente dei democratici. Vediamole:
Il disatro di Trump e della sua comunicazione esterna, evidenziato da Sarah Longwell su The Bulwark: l'istintualità di Trump si sta rivelando di difficile gestione per gli addetti tradizionali.
L'aggregatore di news politiche Real Clear Politics, che per anni si è coltivato un'immagine imparziale, gestiva una pagina segreta di meme di estrema destra chiamata "Conservative Country": al suo interno attacchi a Hillary Clinton, ai musulmani e a Beto O' Rourke: lo racconta The Daily Beast.
Jason Kander era il segretario di Stato del Missouri e uno sfidante competitivo con il senatore repubblicano Roy Blunt nel 2016: tutti predicevano un futuro radioso per lui nella politica americana. Poi si è ritirato durante la corsa a sindaco di Kansas City, per curare i suoi problemi legati allo stress post traumatico derivanti dalla sua esperienza in Afghanistan. Trovate la sua storia sul New York Times.
Bonus: la canzone più famosa della storia della Louisiana e la visione del cantante country Trace Adkins sulla guerra civile americana: trovate il suo episodio sulla Confederazione nel documentario Civil War 360 (a pagamento) qui.
Ci vediamo la prossima settimana con una puntata legata non a uno stato ma a uno dei poteri più inattaccabili del sistema politico americano: la Corte Suprema. Arrivederci!