Jefferson- Lettera numero 1: McConnell, l'uomo che deciderà il destino di Trump
"It is jealousy and not confidence which prescribes limited constitutions, to bind down those whom we are obliged to trust with power. Our Constitution has accordingly fixed the limits to which, and no further, our confidence may go."
Thomas Jefferson, Kentucky Resolutions, 1798
Lettera numero uno: Mitch McConnell e perché il Kentucky è un test importante
Buon martedì a tutti i lettori!
La newsletter adesso entra nel vivo e nella sua versione definitiva o quasi.
La mail di oggi è dedicata, come dicevamo, al Kentucky, stato che va al voto per eleggere il governatore e le altre cariche esecutive il prossimo 8 novembre. Ma non solo. Pur essendo uno degli stati più poveri (secondo i dati dell'Ufficio Federale del Censimento, lo stipendio medio individuale è di 25mila dollari all'anno, uno degli stati più poveri d'America con il 16,9% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà) è anche lo stato dove risiede forse il secondo uomo più potente d'America dopo il presidente Donald Trump. Stiamo parlando del leader di maggioranza al Senato Mitch McConnell, marito della Segretaria ai Trasporti Elaine Chao. Una power couple che non ha nulla da invidiare a quella fittizia di House of Cards. Pertanto le elezioni imminenti saranno un test importante non solo sulla popolarità del presidente, ma anche su quella di McConnell, che deve farsi rieleggere insieme a Trump nel 2020. Vediamo quindi perché il Kentucky conta così tanto negli equilibri politici americani. Ma prima facciamo un brevissimo sunto di quello che è accaduto nella settimana appena trascorsa.
Sciroppo d'acero: il succo degli eventi
Partendo da uno dei topping più popolari delle waffle e dei pancake (chi scrive ne consuma in gran quantità ogni qualvolta si reca negli Stati Uniti), la nostra breve sintesi di quanto accaduto in settimana.
Trump e l'impeachment: la vicenda ucraina non è più il solo punto critico della vicenda (un recap di tutto quanto lo trovate qui e qui in italiano), ma stanno emergendo anche altre cose inerenti l'uso spregiudicato e personalistico della politica estera da parte del presidente Trump: avrebbe chiesto aiuto al premier britannico Boris Johnson per screditare Mueller e anche al primo ministro australiano Scott Morrison sempre sullo stesso argomento. Non solo: il Procuratore Generale William Barr avrebbe cercato sostegno persino da parte del governo italiano. Last but not least, Pechino ha ricevuto una richiesta di indagare su Joe Biden. Le prove? Un video in cui Trump lo dice esplicitamente. Tutto questo è senza precedenti: lo affermano quattro storici in un editoriale pubblicato dalla Cnn.
La Corte Suprema: sta per cominciare un nuovo mandato, equivalente a una stagione di dibattimenti, con diversi casi interessanti da ascoltare in proposito, tra cui la Roe v. Wade, che regola il diritto federale all'aborto, insieme a casi riguardanti la regolamentazione delle armi, il licenziamento dei dipendenti per il loro orientamento sessuale e molto altro. Come andrà a finire? Secondo Fivethirtyeight, nonostante alcune cautele del Chief Justice John Roberts, potremmo essere alla vigilia di una rivoluzione conservatrice.
I redditi del presidente: un giudice federale della Corte distrettuale del distretto meridionale di New York ha scritto una sentenza di 75 pagine per dire che Trump non ha alcun diritti o prerogativa particolare per tenere nascosti i propri redditi. Ma gli avvocati dell'indagato più famoso d'America hanno subito richiesto un congelamento della sentenza nella seconda Corte d'Appello, blocco che è stato concesso. La richiesta veniva dal procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance che sta indagando sui pagamenti erogati per mezzo dell'avvocato Michael Cohen a Stormy Daniels e Karen McDougal dell'allora capo della Trump Organization.
Eccoci quindi all'argomento del giorno, il Kentucky e il suo residente più potente, il senatore Mitch McConnell.
Il Kentucky, lo stato di mezzo
Entrato nell'Unione nel 1792, l'economia dello stato allora si caratterizzò per le coltivazioni di tabacco e canapa, oltreché per il foraggio,. Coltivate grazie all'ingente manodopera degli schiavi. I quali a loro volta divennero una risorsa economica importante per la vendita negli stati del Profondo Sud, per lavorare nelle piantagioni di cotone. Ciònonostante, quando venne il momento della guerra civile e dello scontro tra gli stati liberi e quelli schiavisti, il Kentucky era la via di mezzo perfetta. Sia il presidente dell'Unione Abraham Lincoln che quello confederato Jefferson Davis erano nati lì. Il senatore John Crittenden propose una serie di compromessi costituzionali per evitare il conflitto, ma anche nella sua famiglia si riproduceva la divisione nazionale: il figlio minore Thomas divenne un generale nordista mentre George, il maggiore, si schierò con gli schiavisti. Con molti mal di pancia, il Kentucky scelse di schierarsi con l'Unione, con un piccolo governo filoconfederato schierato nella città di Russellville e sostenuto dall'ex vicepresidente John Breckinridge. Negli anni successivi il Kentucky rimase uno stato prevalentemente agricolo E lo è ancora, con la soia a giocare una parte importante (qui si trovano alcuni numeri sul volume di questa coltivazione), che però sta venendo gradualmente soppiantata dalla canapa industriale (e McConnell sta spingendo sulla sua piena legalizzazione per favorirne gli agricoltori). Ma di questi temi, nella campagna elettorale per l'elezione del governatore e di altre cariche locali, quasi non c'è traccia. Ma vediamo quali sono gli attori di questa vicenda.
Le elezioni 2019: Matt Bevin contro tutti
Prologo: Matt Bevin, l'ufficiale campanaro
Come potete vedere, anche in questo caso il consenso dei democratici nel 2015 era concentrato nelle aree metropolitane di Lexington, Louisville e della capitale Frankfort. La candidatura del popolare procuratore generale non è riuscita a fermare l'ascesa nel 2015 di un candidato improbabile come Matt Bevin. In tasca una laurea in studi orientali e quattro anni di servizio come ufficiale di fanteria dal 1989 al 1993, Bevin dal 2008 aveva preso il comando dell'azienda di famiglia, la Bevin Bells Company, fondata nel 1832 a East Hartford in Connecticut. In quell'anno l'azienda è in crisi ed è in debito, sia con i fornitori che con il fisco. Bevin la ristruttura finché nel 2012 l'azienda torna pienamente operativa e risanata, anche con l'aiuto di un piano ad hoc del governatore democratico Daniel Malloy, che gli ha garantito un prestito di centomila dollari in fondi statali, varato in seguito all'incendio dello stabilimento, come si vede nella foto qui sotto:
Sembrava quindi improbabile nel 2014 che un imprenditore che ha beneficiato del sostegno statale si candidasse per il partito repubblicano, per di più in uno stato come il Kentucky, nel quale risiede dal 1993, da quando è diventato vicepresidente del fondo d'investimento Putnam Investments. E contro uno come Mitch McConnell, potente leader di minoranza. Ma così scelse di fare, definendo McConnell "non abbastanza conservatore". Affermazione che fa un po' sorridere, come vedremo più avanti. Ma nonostante queste difficoltà, riesce a costringere McConnell sulla difensiva, anche nei suoi rapporti con l'allora presidente Barack Obama. Nel giorno delle primarie, il 20 maggio 2014, Bevin raccoglie il 35,4% contro il 60,2% di McConnell. Pur riconoscendo la sconfitta, non appoggia McConnell, che per tutta risposta lo ignora. Ma nonostante questo rimane politicamente attivo e decide di competere per la carica di governatore. Le sue posizioni estremiste, favorevoli all'abolizione dell'Obamacare e al mantenimento del divieto di matrimoni gay esplicitato nella costituzione dello Stato, rendono la sua candidatura improbabile, anche alle primarie, dove sceglie l'afroamericana Jenean Hampton nel ticket. Vince di misura le primarie e va a sfidare il moderato Procuratore generale, il democratico Jack Conway. Per i sondaggi la strada di Bevin è in salita. A sorpresa, invece prevale di quasi dieci punti, complice l'affluenza bassa, intorno al 30% . La vittoria di Bevin viene un anno prima di quella, sorprendente, di Donald Trump. La sua agenda di governo conservatrice ha però effettuato tagli non lineari, risparmiando le scuole elementari e medie, la polizia statale, le pensioni e i lavoratori nel sociale. Ma ha colpito duramente le agenzie statali, colpendole con un taglio lineare del 4,5% a partire dal primo anno in carica. Ma anche sull'immigrazione ha seguito la linea di Trump, sin da quando nei primi giorni della sua amministrazione ha rifiutato di accogliere rifugiati siriani fino allo scorso 12 luglio, quando ha annunciato un disegno di legge per bandire le città-santuario nello Stato, dove i migranti irregolari non rischiano di venire deportati. Il suo avversario Andy Beshear, Procuratore Generale dello Stato, lo tallona nei sondaggi. E McConnell, che fa in tutto questo? Continua a lavorare per il suo ambizioso piano.
La mappa elettorale del 2015 che ha visto trionfare a sorpresa il repubblicano Matt Bevin sul democratico Jack Conway (Opera di Alberto Bellotto)
Mitch McConnell: il giovane idealista diventato "tartaruga di ghiaccio"
McConnell ritratto nella serie animata Family Guy, meglio conosciuta in Italia come I Griffin
Addison Mitchell McConnell detto Mitch, non è sempre stato un gelido calcolatore politico e un oscuro player della palude di Washington. Anzi, è stato un giovane avvocato moderato, favorevole alle istanze sindacali e al diritto all'aborto, come testimoniato da queste foto tratte dalla sua prima campagna elettorale, dove correva per diventare capo esecutivo della contea di Jefferson, che ospita la città di Louisville. Verrà eletto nel 1977, e manterrà la carica fino alla sua elezione al Senato. Lì inizia la sua lenta trasformazione. Comincia a virare gradualmente a destra in quegli anni, non tanto per convinzione ideologica quanto per il suo graduale scivolamento in una mentalità da campagna elettorale permanente, come spiegato in un saggio del giornalista di ProPublica Alex MacGillis. Ma non è tanto questo a interessarci. Ci interessa come questo oscuro senatore, proveniente da uno stato che ha uno dei redditi familiari più bassi dell'Unione, come testimoniato dai dati dell'ufficio federale del Censimento, sia diventato un dominus assoluto del Senato. Nichilista in capo, lo ha definito Alex Pareene su New Republic. Kim Wehle sul magazine online conservatore e antitrumpiano The Bulwark lo ha descritto come "Re del Senato". Ma l'intuizione di McConnell che lo ha messo una spanna oltre i suoi avversari e alleati è molto semplice: chi controlla le corti federali controlla anche il processo legislativo. E soltanto nell'ultimo anno ha confermato 60 giudici federali nominati da Trump. Nell'ultimo anno della presidenza di Obama ne erano stati approvati solo undici. E non venne nemmeno tenuta una singola audizione per la Merrick Garland, nominato da Obama in sostituzione di Antonin Scalia alla Corte Suprema. McConnell si vantò pubblicamente di aver bloccato quella nomina, tanto da fare gesti di dubbio gusto. A differenza di Obama, che riteneva secondarie le nomine giudiziarie rispetto al far star meglio gli americani, per McConnell queste erano il nodo tramite il quale una legge può sopravvivere oppure no. Da quando è leader dei repubblicani al Senato, dal 2006 come minoranza e dal 2014 come maggioranza, McConnell ha rafforzato questa sua visione. Tanto da ribaltare la "Biden Rule": non si confermano giudici negli anni di elezioni. A meno che i presidenti non si chiamino Donald Trump. I suoi rapporti con la moglie Elaine Chao, nominata da Trump Segretario ai trasporti sono a loro volta finiti sotto i riflettori: avrebbe incontrato dal gennaio 2017 al marzo 2018 più esponenti politici del Kentucky che di tutti gli altri stati messi insieme. Ma i favoritismi sono anche più nel micro: nella cittadina di Paducah, 25mila abitanti circa, Elaine Chao, nelle vesti prima come Segretario al Lavoro di George W. Bush poi come Segretario ai Trasporti di Donald Trump, avrebbe convogliato circa 509 milioni di dollari di fondi federali. Il motivo? Una generosità particolare degli abitanti, soprattutto nel donare soldi alle campagne elettorali di McConnell nel corso degli anni. Questa accoppiata vincente, con poca attenzione al conflitto d'interessi, sicuramente sarà schierata con il presidente per motivi di convenienza. Apparentemente, no. McConnell ha detto che "non ha scelta" e che qualora la Camera voterà gli articoli di messa in stato di accusa di Trump, lui farà indire il processo. Sulla questione ucraina, invece, il leader di maggioranza ha mantenuto il suo proverbiale sangue freddo, anzi, il suo "ghiaccio nelle vene", non lasciandosi sfuggire nemmeno una parola. Tutto dipenderà anche da come andranno le elezioni per il suo rivale-alleato Matt Bevin. Probabilmente bene, come spiega questo articolo, ma non è detto.
A lume di candela: la lettura della settimana
Questa settimana Jefferson sceglie per voi una sola lettura, quella dell'editoriale del prof Ron Formisano sul Lexington Herald Leader: A truer voice on obstacles, hope for Appalachia. Contro i luoghi comuni sulla Regione, che in ultima analisi aiutano i cinici come Mitch McConnell.
Jefferson torna tra sette giorni con un altro speciale su uno stato del Deep South, la Louisiana, che nei prossimi giorni deciderà se rieleggere il governatore John Bel Edwards, uno dei pochissimi democratici della zona. Appuntamento alla prossima settimana!