#11 Brainstorm - Il trionfo di Trump
Ecco le reazioni a caldo, anzi a caldissimo, di Giacomo Stiffan, Matteo Muzio, Laura Gaspari e Niccolò Martelli
Perché guardare gli Stati Uniti dal buco della serratura? Quando serve una chiave di lettura la trovi su Brainstorm, la rubrica di Jefferson che raccoglie le opinioni della redazione sui fatti americani. A cura del vicedirettore Giacomo Stiffan.
Siamo esausti, ma prima del meritato riposo non possiamo esimerci dal farvi capire come ci sentiamo e cosa pensiamo della vittoria di Donald Trump.
Ecco le opinioni a caldo, anzi a caldissimo, di Giacomo Stiffan, Matteo Muzio, Laura Gaspari e Niccolò Martelli.
«I politici non si eleggono da soli: le persone lo fanno»
di Giacomo Stiffan
Gli americani hanno scelto Donald Trump consegnandogli una vittoria netta, sia come numero di grandi elettori vinti che dal lato del voto popolare. Non dobbiamo dimenticare, però, che i politici non si eleggono da soli: le persone lo fanno.
Arriveremo con le analisi dei dati a freddo ma per ora la sensazione è che Trump, agli americani, piace sempre e comunque. Piace ai maschi, in generale, che hanno rigettato in maniera netta e per la seconda volta l’idea di una donna Presidente. Piace ai latinos, talmente tanto che può permettersi che vengano insultati apertamente ai suoi comizi, tanto lo votano lo stesso. Piace a tutti quelli che, con il prosciutto sugli occhi e pure nelle orecchie, hanno votato in contemporanea sì ai referendum statali sull’aborto e poi pure per il tycoon. Trump piace un po’ a tutti perché, in fondo, la liberaldemocrazia per come la conosciamo è in crisi dappertutto, e gli Stati Uniti non fanno eccezione.
I sondaggi dicevano che uno – se non il – principale cruccio degli americani in queste elezioni era lo stato della democrazia: il problema è che lo intendevano in maniera opposta a quello che credevamo noi.
Gli americani hanno scelto un criminale condannato, dandogli l’unica cosa che davvero gli interessa: salvarsi dai processi, che in caso di sconfitta l’avrebbero – giustamente – sommerso. L’uomo che ha generato l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 non sarà mai messo di fronte alle sue responsabilità, e agli americani va benissimo così. Va benissimo avere un “Presidente assoluto” grazie all’immunità che la Corte Suprema, che egli stesso ha forgiato con la complicità di Mitch McConnell, gli ha concesso, e che quegli stessi americani che lo hanno votato dichiarano a larga maggioranza di disapprovare. Un corto circuito istituzionale talmente autoevidente che, se non ci avesse portati a questo, farebbe ridere i polli.
Un voto fatto con le tasche, con in testa una paura così sproporzionata dell’inflazione – ora sotto controllo – da spingersi verso un Presidente che la farebbe schizzare alle stelle se realizzasse quanto ha promesso. L’ennesima dimostrazione che una singola persona è razionale, ma la massa ragiona di pancia. E i Democratici non l’hanno ancora capito.
Buona fortuna, America. Ne avrai davvero bisogno.
«Di tutto questo bisogna “ringraziare” il cinismo di bassa cucina politica di Mitch McConnell»
di Matteo Muzio
Un patto scellerato che continua a dare i suoi nefasti frutti. La vittoria di Donald Trump certifica tante cesure.
Di sicuro seppellisce una volta e per sempre l’idea che il vecchio Partito Repubblicano possa tornare. Non lo farà, anzi, si rafforzerà in questo nuovo blocco nazional-conservatore con spinte etnonazionaliste. Di tutto questo bisogna “ringraziare” il cinismo di bassa cucina politica di Mitch McConnell, il leader repubblicano al Senato che ha deciso di dare a Donald Trump le carte nel suo primo mandato per modificare il sistema giudiziario, per poi vedersi rigettato durante questo quadriennio da sovrano in esilio a Mar-A-Lago, in Florida.
Ora McConnell verrà sostituito da un nuovo capogruppo più prono ai voleri del tycoon: la sua eredità sarà verso un partito che non riconosce più a causa della sua brama di potere e che ha prodotto un candidato totalmente fuori controllo, eppure così popolare in varie fasce di popolazione.
Un politico di lungo corso che ha prodotto la più grossa aberrazione del sistema politico americano in tanti anni grazie a un mix di retorica di odio e incompetenza che mai si erano visti, neppure tra le fila dei leader del Sud segregazionista.
D’altro canto, i democratici hanno ricevuto una sveglia notevole: non è più possibile lasciar percepire a una parte consistente della classe media bianca che solo Trump e i suoi accoliti possono risolvere i loro problemi. Occorre un lungo lavoro di ascolto e di cambiamento interno per fare emergere un leader che spezzi la nascente coalizione trumpista già nei primi anni.
«Per la prima volta un criminale, molestatore sessuale, cospirazionista, colluso con governi esteri di dubbia moralità è riuscito ancora una volta a diventare la persona più importante del mondo»
di Laura Gaspari
È stata una notte estremamente difficile. Già alle 2 o 3 di notte in redazione stavamo iniziando a capire che qualcosa non sarebbe andato come speravamo. Donald Trump ha vinto le elezioni e si prepara a salire alla Casa Bianca come Presidente degli Stati Uniti, e JD Vance come suo Vice.
Il popolo americano ha scelto, non c’è veramente dubbio su questo. I dubbi, però, stanno su cosa sia veramente successo dopo settimane e settimane di sondaggi. Con un’opinione a caldo – forse un po’ trascinata dall’emozione (non positiva) – oserei dire che, ancora una volta come nel 2016, gli Stati Uniti non erano pronti per una Presidente donna. Figurarsi se di colore. Tuttavia, non è l’unico motivo.
Forse gli uomini, non solo bianchi, sono stati cruciali per Trump. La loro rabbia penso sia quel motore che lo porterà di nuovo nello Studio Ovale a gennaio. Educated guess, non ho i dati in mano. Non escludo nemmeno alti voti femminili, che si pensava votassero compatte per Harris. L’incertezza verso l’economia, l’immigrazione, l’inflazione, lo stato della democrazia, sono frustrazioni che hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentali e che i Dem forse non hanno compreso abbastanza, sbagliando strategia. Senza contare l’insieme elaborato di narrativa che ha alimentato queste frustrazioni. Staremo a vedere le demografiche nei prossimi giorni cosa ci restituiranno, ma ho paura sia così, visto che Kamala Harris ha peggiorato addirittura il risultato di Biden di quattro anni fa e forse perso il voto popolare.
L’America, da oggi, non sarà quella di prima. Per la prima volta un criminale, molestatore sessuale, cospirazionista, colluso con governi esteri di dubbia moralità è riuscito ancora una volta a diventare la persona più importante del mondo.
Oggi è un brutto giorno per gli Stati Uniti e per il mondo intero. Si aprono per gli Stati Uniti degli anni terribilmente difficili per numerose categorie di persone: donne, persone LGBTQ+, migranti e molti altri. Oggi vincono le novecento pagine di Project 2025. Vincono le bugie e le falsità. Vince la violenza e la paura. Chissà cosa ne sarà dell’Ucraina. Cosa ne sarà di Gaza. Cosa ne sarà del nostro pianeta. Chissà cosa ne sarà di noi.
Le ultime battute le rivolgo alla sanità. Già un tema molto delicato, come cerco di raccontarvi qui, ora diventerà una tragedia. Se Trump farà come ha promesso, ovvero dare un ruolo di rilievo nelle principali agenzie sanitarie e di controllo dei farmaci a RFK Jr., le cose non si metteranno bene e ci saranno sicuramente delle conseguenze tremende da tenere in considerazione.
Noi di Jefferson saremo qui comunque, a raccontarvi l’oscurità e la democrazia americana che cambia verso qualcosa di diverso. Vi racconteremo di ogni ingiustizia, ogni deportazione, ogni politica illiberale che questi nuovi Stati Uniti e il nuovo Partito Repubblicano di Donald Trump ci faranno vedere per minimo quattro anni. Dico minimo, perché non è nemmeno detto che avremo da raccontarvi delle elezioni come abbiamo sempre fatto.
«Negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, l’egoismo prevale troppo spesso sulle politiche sociali»
di Niccolò Martelli
Nel novembre del 2016 frequentavo il mio secondo anno di economia all’Università di Firenze. Era un mercoledì mattina, avevo lezione di diritto pubblico. Il professore entrò in classe e disse: «Oggi è un giorno tristissimo per il mondo e per la democrazia». Trump era appena diventato il 45esimo Presidente degli Stati Uniti.
Oggi, a distanza di otto anni, la mia reazione è sempre la stessa. Come siamo potuti arrivare ad altri quattro anni di presidenza del primo Presidente nella storia statunitense a essere condannato per avere commesso un reato? Com'è possibile che Trump sia ancora lì, dopo essere uscito dall’accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico, aver promosso posizioni misogine e antiabortiste, aver detto che con lui l’Ucraina non sarebbe stata invasa e che Israele dovrebbe «finire il lavoro cominciato»?
L’unica risposta che mi sono dato è anche la più deprimente. Negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, l’egoismo prevale troppo spesso sulle politiche sociali. Si preferisce votare chi dice di dare più soldi, far risparmiare in tasse e ridurre l’inflazione prima di pensare all’uguaglianza sociale, a un sistema sanitario che aiuti tutti e a delle politiche ambientali al passo con i tempi.
Neanche l’uscita del film The Apprentice sulla vita di Trump è riuscita a far capire che personaggio sia stato e sia tutt’ora il futuro Presidente degli Stati Uniti. Possiamo riflettere sul fatto che Biden si sia ritirato troppo tardi, che Kamala Harris non abbia fatto abbastanza o che, forse, Trump è semplicemente ciò che gli elettori statunitensi, molto individualisti, vogliono al potere.
Se il 6 gennaio 2021 non ha insegnato nulla a quel Paese e ai suoi più di 330 milioni di abitanti, di cosa parliamo? Forse del fatto che, come in Italia e in altri Paesi, la “sicurezza” infusa da un personaggio dal carattere forte, il protezionismo e la paura verso il futuro ci fanno dormire più comodi e al sicuro con personaggi che fanno dell’immobilismo e del ritorno al passato il loro mantra.
La sinistra ha perso, e chi perde sbaglia sempre. Stiamo a vedere cosa ci aspetteranno questi quattro anni che sanno tanto di passato e che, in molti, non avrebbero voluto rivivere.
Siete in gamba, lo si legge anche dal deluso Brainstorm